Istat: nel 2020 deficit-Pil al 9,6 per cento

Buone notizie per l’economia italiana. Lo scorso anno il rapporto deficit/Pil dell’Italia si è attestato a 9,6 per cento, contro il 9,5 per cento stimato dal Def. Più basso delle stime, invece, il rapporto debito-Pil, certificato dall’Istat a 155,6 per cento contro le stime precedenti che lo davano a 155,8 per cento. Sono le stime emerse nei Conti economici nazionali dell’Istat per il 2020, che ipotizza un deficit primario al 6,1 per cento del Pil dopo un calo di circa 57 miliardi di euro delle entrate correnti e un aumento di circa 46,8 miliardi delle uscite correnti per far fronte alla crisi pandemica.

La pressione fiscale complessiva nel 2020 è risultata pari al 42,8 per cento, in aumento rispetto al 42,4 per cento dell’anno precedente, anche se inferiore a quanto stimato nell’ultimo Def (43,1 per cento). Secondo l’Istat, si registra l’aumento con “la minore flessione delle entrate fiscali e contributive (-6,7 per cento)” rispetto a quella del Pil. Nel 2020 l’economia italiana ha subito una “contrazione di entità eccezionale” pari a -8,9 per cento. L’Istat conferma le stime precedenti e rivedendo in meglio, a 0,4 per cento da 0,3 per cento, la crescita 2019 dopo una revisione dei dati statistici. L’anno segnato dalla pandemia ha visto un crollo degli investimenti fissi lordi del 9,2 per cento, dei consumi finali nazionali del 7,8 per cento, dell’export pari al 14,0 per cento. Per le società non finanziarie, segnala l’Istat, gli investimenti fissi lordi sono diminuiti dell’11,6 per cento, portando il tasso d’investimento al 21 per cento dal 21,5 per cento del 2019.

La quota di profitto (espressa come rapporto tra risultato lordo di gestione e valore aggiunto lordo ai prezzi base) è salita al 43,0 per cento dal 42,5 per cento dell’anno precedente. Il valore aggiunto in volume dell’insieme dell’economia ha segnato un calo dell’8,7 per cento, con un -6,3 per cento nell’agricoltura, silvicoltura e pesca, -10,9 per cento nell’industria, -6,4 per cento nelle costruzioni e -8,3 per cento nei servizi, dove l’unico incremento si registra nei servizi di informazione e comunicazione (+1,8 per cento); il calo più significativo ha riguardato il comparto che raggruppa commercio all’ingrosso e al dettaglio, riparazione di autoveicoli e motocicli, trasporto e magazzinaggio, servizi di alloggio e di ristorazione (-16,6 per cento).

A luglio si stima che il fatturato dell’industria, al netto dei fattori stagionali, cresca dello 0,9 per cento, in termini congiunturali. L’incremento su base mensile è determinato dall’andamento positivo sul mercato interno (+1,7 per cento) mentre si rileva un moderato calo su quello estero (-0,8 per cento). Lo comunica l’Istat. Nella media del trimestre maggio-luglio l’indice complessivo è cresciuto del 4,4 per cento rispetto ai tre mesi precedenti (+3,6 per cento sul mercato interno e +5,8 per cento su quello estero).

Aggiornato il 22 settembre 2021 alle ore 11:57