Lo sviluppo dell’agricoltura nei contesti urbani

venerdì 14 maggio 2021


L’Expo di Milano ha contribuito al dibattito internazionale su tema dell’agricoltura e il rapporto con le città, sia nell’ambito delle manifestazioni di approfondimento e analisi sia nell’ambito delle attività dimostrative e degli allestimenti. La struttura ha proposto spazi adibiti ad orto, piccoli frutteti e aree boschive, per un totale di circa 13mila nuovi alberi ad alto fusto, di cui circa 2mila da frutto, che si alternavano ai padiglioni, prospettando in qualche modo un’alternanza continua di urbano e rurale.

Partendo dal fatto che gli spazi per la produzione orientata al mercato si trovano soprattutto ai margini delle città, mentre all’interno di esse sono presenti quasi esclusivamente spazi ridotti nei quali la funzione produttiva può avere difficoltà ad essere esercitata, è stata fatta una distinzione tra agricoltura peri-urbana e agricoltura urbana vera e propria. Nella prima la funzione economica è prevalente, gli operatori si muovono come organizzazione imprenditoriale e sono alla ricerca di rapporti fruttuosi con il mercato, anche se attraverso approcci nuovi, articolati e legati al contenuto innovativo del prodotto stesso. L’agricoltura urbana va, invece, vista come un laboratorio di nuove esperienze sociali, in cui l’attività agricola si colloca al centro di funzioni complesse che vanno da quella didattica a quella terapeutica.

Ragionare sull’ottimizzazione dei processi agricoli all’interno dei contesti urbani vuol dire anche scrutare e analizzare l’efficienza tecnologica, energetica e le opportunità provenienti dall’incrocio di questi mondi. Una recente iniziativa, coordinata dall’Enea, ha sviluppato delle linee guida per la progettazione e valutazione degli impianti agricoli urbani, di strumenti di supporto ai decisori e contributi alla diffusione di conoscenze per promuovere le eccellenze italiane nei settori delle nuove tecnologie per l’energia rinnovabile, dell’agricoltura e del paesaggio.

La specificità dei contesti urbani italiani e il limitato potenziale di integrazione di energia sostenibile negli edifici, ma anche le incertezze legate al cambiamento di uso del suolo e alla trasformazione del paesaggio sono delle limitazioni che potrebbero essere abbattute con l’innovazione e lo sviluppo dell’agri-voltaico. I sistemi agri-voltaici possono rappresentare una valida risposta e per incoraggiarne la diffusione è necessario sviluppare soluzioni tecnologiche innovative, criteri di progettazione e valutazione delle prestazioni degli impianti, nuove visioni di organizzazioni aziendale e cooperazione tra ambienti urbani e campagne periferiche.

Tale visione è al centro delle iniziative di Gi &Me Association, presieduta da Franz Martinelli, che vede nell’innovazione in ambito agricolo, nella corretta gestione e cooperazione tra aziende agricole e nel rapporto tra città e periferie una chiave di rinascita per l’intero Mediterraneo. Lavorare allo sviluppo e all’applicazione di metodi di ricerca e di innovazioni tecnologiche avanzate per il monitoraggio e la previsione degli impatti e delle risposte degli ecosistemi agrari e forestali alle pressioni antropiche e climatiche è sempre più una necessità per le città, le zone costiere e le aree rurali di tutto il Mediterraneo.

La questione agricola sembra riposizionarsi a poco a poco nell’agenda della cooperazione regionale e anche all’interno delle politiche cittadine dopo le ripercussioni sociali e psicologiche causate dall’emergenza sanitaria che ha posto al centro dell’esistenza l’importanza del contatto con la natura. Rivedere il ruolo delle città e il rapporto con gli spazi verdi, gli orti urbani e l’innovazione dell’agricoltura appare tematica che gli innovatori e gli scienziati vogliono approfondire. L’urgenza di sviluppare le zone rurali del Sud del Mediterraneo costituisce una sfida fondamentale nella problematica regionale. In alcune parti del mondo l’agricoltura urbana è diventato un fenomeno di moda, legato a una maggiore consapevolezza e attenzione nei confronti dei processi di produzione di prodotti alimentari genuini e sostenibili.

Gli orti urbani, gli orti sociali e i tetti verdi sono spesso anche l’occasione per organizzare eventi, laboratori e attività didattiche, per creare consapevolezza sulla produzione del cibo, stimolare la partecipazione cittadina e diffondere a livello di comunità i valori dell’agricoltura e della sostenibilità. L’innovazione e l’efficienza energetica sono al centro delle analisi e dei progetti di agricoltura urbana che vengono proposti da molti innovatori. Nel cuore di New York troviamo un orto di 6.500 metri quadrati nello spazio ricavato sui tetti di due edifici industriali dismessi e riqualificati, in un ex cantiere navale della Marina militare. L’ex aeroporto Allmende-Kontor di Berlino è uno degli esempi più pratici di riqualificazione verde di una vasta area abbandonata, mentre a Parigi possiamo osservare 14mila metri quadrati, che si sviluppano interamente sul tetto di uno dei padiglioni fieristici della Fiera di Parigi. Invece, dalla Svezia arriva la soluzione dei grattacieli serra. Nella cittadina di Linkoping è in costruzione una fattoria verticale alta ben cinquantaquattro metri. La struttura può ospitare colture diverse all’interno delle serre che si sviluppano lungo le decine di piani e grazie al controllo energetico e alla gestione delle temperature interne potrebbe generare fino a 300 chili di raccolto per metro quadrato.

Coltivazioni che possono crescere tutto l’anno in un ambiente protetto, per cui non saranno necessari prodotti chimici contro gli infestanti. A Venezia, l’orto urbano è alla base di un progetto di rigenerazione del sito industriale di Marghera e a Torino nel quartiere Mirafiori dell’ex Fiat, si è creato uno spazio per chi ha voglia di dedicarsi all’agricoltura urbana. A Roma invece nel contesto della Commissione congiunta Sostenibilità ambientale dei Distretti Rotary e Rotaract 2080, nasce il “Progetto Orti Urbani”. Il Progetto, coordinato dalla dottoressa Veridiana Barucci, Presidente del Rotaract Club Roma Cassia, vede come obiettivo generale la promozione della realizzazione di orti urbani condivisi nel territorio che abbraccia il Distretto 2080 (Lazio e Sardegna), proponendo e mettendo a disposizione un format operativo adattabile e scalabile a seconda del territorio in cui si vuole intervenire.

Tra i principali benefici attesi, oltre la rigenerazione urbana in senso lato, vi è la creazione di aree produttive e attrezzate per la pubblica fruizione, l’incremento della biodiversità, la mitigazione climatica e la produzione di cibo a chilometri zero. In tale contesto le aree di intervento del progetto, oltre ad abbracciare il tema della povertà, permette di contribuire alla promozione della sostenibilità ambientale e dello sviluppo economico comunitario.

Tali dinamiche stanno innescando la crescita della ricerca per potenziare le opportunità dell’agricoltura urbana e l’efficienza energetica e l’Italia e il Mediterraneo possono essere al centro di tali dinamiche.


di Domenico Letizia