Madoff è morto ma la truffa sopravvive

Dopo essere stato incarcerato poco più di 12 anni per la più grande frode finanziaria mai realizzata, Bernard Madoff è morto il 14 aprile in una prigione federale, apparentemente per cause naturali, all’età di 82 anni. “Bernie” era un rinomato trader di Wall Street, che aveva avviato quel piano di investimento assai semplice ma fraudolento che funziona sempre con chi spera di arricchirsi rapidamente: lo schema Ponzi. Tale frode si basa su una proposta di investimento a basso rischio e rendimento elevato, che viene pagato agli investitori con i fondi provenienti dai versamenti di nuovi sottoscrittori. Lo schema, che porta le vittime a credere che i profitti provengano da attività di investimento legittime, mantiene l’illusione di sostenibilità fintanto che i nuovi investitori contribuiscono a nuovi versamenti e fintanto che la maggior parte degli investitori non richiede il rimborso dell’investimento. In sostanza, il concetto è di derubare Pietro per pagare Paolo e tale metodologia fu concettualizzata fin dall’Ottocento come risulta dai romanzi di Charles Dickens, Martin Chuzzlewit e Little Dorrit, dove investitori londinesi soccombono ai piani fraudolenti di investimento delle banche. Negli Stati Uniti degli anni Venti, la frode fu attuata per la prima volta su larga scala dall’immigrato italiano Charles Ponzi da cui lo schema ha preso il nome.

Bernard Madoff è stato in grado di generare, nello stesso modo, sulla carta, rendimenti attorno al 15 per cento, anno dopo anno raccogliendo dagli investitori un totale di 65 miliardi di dollari, guadagnandosi il titolo del più grande truffatore finanziario di tutti i tempi. Madoff ha gestito il suo piano durante il boom economico, quando il normale senso di cautela delle persone viene accantonato e la sua fortuna è finita quando è scoppiata la bolla dei mutui, il cui panico ha spinto tutti a realizzare gli investimenti. Madoff non aveva il denaro da rimborsare e nel dicembre del 2008 il suo schema crollava, mandando in rovina i suoi clienti. Nel 2009 veniva condannato a 150 anni di prigione. Tuttavia, non è mai stato chiaro come questo guru finanziario abbia potuto, per anni, ingannare i contabili, la Securities and Exchange Commission (l’equivalente della nostra Consob) e le banche che non potevano non sapere quello che stava accadendo, visto che avevano la documentazione dei bonifici in entrata ed uscita del denaro. È anche molto strano che Madoff si sia dichiarato subito colpevole, con la conseguenza di far cessare le indagini. Così la verità sul coinvolgimento di terzi alla truffa non si saprà mai.

Comunque, viene da sorridere quando lo scandalo Madoff viene ricordato come quello che ha fatto tremare la finanza globale. In confronto ai suoi concorrenti, il trader di Wall Street sparisce. Fra i concorrenti c’è, ad esempio, l’intero sistema di finanza pubblica, intrappolato in una serie di schema Ponzi, il più famoso dei quali è quello che riguarda il sistema pensionistico. Le pensioni statali, nella loro attuale incarnazione, fanno affidamento sui contribuenti per pagare le pensioni degli anziani. In pratica, dopo che lo Stato ha dissipato il denaro accantonato dai contribuenti, si tratta di un continuo prendere da Pietro per dare a Paolo, per non fare crollare il sistema, poiché il trasferimento del denaro non dipende dalla crescita economica reale di un fondo. Pertanto, con l’invecchiamento della popolazione ci saranno troppi “investitori” e troppo pochi nuovi partecipanti, per alimentare la truffa pensionistica. Tale è il motivo per cui gli schemi Ponzi falliscono sempre: il denaro che arriva all’inizio del programma diminuisce nel tempo. Non è diverso per la vendita dei titoli di Stato. Cosa avviene ogni volta che i titoli si avvicinano alla scadenza? Si vendono altri titoli per ripagare i creditori precedenti, mentre i rendimenti e il capitale sono pagati con gli stessi soldi dei contribuenti.

Gli organizzatori privati di tali schemi finirebbero in carcere per i danni finanziari provocati alla maggior parte dei loro investitori e per la sottrazione del denaro da investimenti produttivi. Se lasciati incontrollati, tali schemi crescono in modo esponenziale causando danni economici e istituzionali più ampi, minando la fiducia nelle istituzioni finanziarie e nelle autorità di regolamentazione, creando costi fiscali in caso di salvataggi. E, quando crollano, portano a instabilità politica e sociale. Proprio tutto ciò che governi e banche centrali hanno fatto finora usando la tecnica di Madoff. Con una importante differenza: il rapporto che gli investitori avevano con il guru finanziario era volontario e potevano recedere dal contratto in qualsiasi momento. Il rapporto che i privati hanno con i governi e banche centrali è coatto. Nessuno può recedere volontariamente dai loro schemi, se non con una rivoluzione.

Madoff non era un malvagio come lo dipinge Robert De Niro nel film che lo interpreta, The Wizard of Lies. Stava esercitando la sua frode, quando il governo statunitense ne stava esercitando un’altra, pompando la più grande bolla finanziaria della storia. Avendo quindi lo stesso know-how, poteva entrare in politica e candidarsi come responsabile economico o come banchiere centrale per fare, forse, meno danni dei suoi contemporanei. Invece è morto in carcere mentre la truffa sopravvive.

Aggiornato il 16 aprile 2021 alle ore 12:39