La patrimoniale “non è una bestemmia”: Visco è tornato

La patrimoniale non è una bestemmia”. Lo ha detto Vincenzo Visco: l’ex ministro delle Finanze è intervenuto i microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta su Radio Cusano da Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti. Secondo Visco, in una situazione come questa, l’imposta su chi ha di più “sarebbe ben accolta da tutti” e nel nostro Paese riguarderebbe “alcune migliaia di persone, ma poche”. Tra l’altro ha ricordato che in questi giorni una sentenza della Corte costituzionale ha stabilito “che il prelievo di solidarietà sulle pensioni più alte va bene. Io penso che piuttosto che prendersela con i pensionati, prendersela per una volta con i ricchi non sarebbe sbagliato”. E poi sul Recovery fund ha chiosato: “Su questo ci giochiamo il futuro del Paese quindi sarebbe opportuno essere molto seri ed unitari nel motivare certe scelte”.

“L’introduzione dell’imposta patrimoniale, non è una bestemmia come sembra qui in Italia – ha specificato – è un’imposta commisurata alla ricchezza del contribuente anziché al reddito o al consumo. Questa è più o meno l’imposta sulle grandi fortune che c’era in Francia ed ha avuto una sorte travagliata, finché Emmanuel Macron ha deciso di sopprimerla perché succedeva che i ricchi francesi portavano i loro capitali in Svizzera. In una situazione come questa un’imposta su chi ha di più sarebbe ben accolta da tutti. In Italia riguarderebbe alcune migliaia di persone, ma poche. Io preferirei un’imposta sul patrimonio di tipo generale – ha notato – che si applicasse a tutti e con aliquote più basse. Proprio di questi giorni è una sentenza della Corte costituzionale che ha stabilito che il prelievo di solidarietà sulle pensioni più alte va bene. Io penso che piuttosto che prendersela con i pensionati, prendersela per una volta con i ricchi non sarebbe sbagliato. I dati italiani confermano che tutti gli effetti della crisi del 2009 e di quella attuale vanno a favore dei ricchi, perché le banche centrali devono riempire l’economia di liquidità che si traduce in un sostegno alle borse e chi ha i titoli in borsa non è povero. Poi c’è il fatto che il funzionamento delle economie attuali porta ad un aumento delle disuguaglianze. È evidente che bisognerebbe fare qualcosa, che non vuol dire solo mettere tasse sui ricchi”.

Visco ha poi toccato i temi delle tasse e del Recovery fund. Sul primo aspetto ha ammesso: “Le tasse vanno a fare le cose che ci consentono una vita decente, dalla sanità all’istruzione. Si dovrebbe evidenziare ad ogni cittadino quando costa ognuno di questi servizi pro capite e quanto ognuno paga, io lo manderei a casa di ogni cittadino ogni anno. Qui la politica purtroppo funziona sulle richieste di breve termine, sull’esigenza di mantenere il consenso”. Mentre sul secondo ha puntualizzato: “Il principale problema di questo Paese è che non sa più investire. Il settore pubblico è stato via via depauperato. Il premier (Giuseppe Conte, ndr) ha detto che stanno lavorando su normative speciali per superare i colli di bottiglia. Io mi auguro ci riescano, ma anche su questo ci sarà un conflitto perché ognuno vuole opere che gli vanno a genio rispetto ad altre. Ma su questo ci giochiamo il futuro del Paese quindi sarebbe opportuno essere molto seri ed unitari nel motivare certe scelte”.

Infine, Vincenzo Visco ha parlato del Natale e sui contagi del Covid: “È una discussione in corso in tutti i Paesi. A me sembra un dibattito surreale nel momento in cui abbiamo 800 morti al giorno. Il fatto che non si possano aprire le piste da sci, che dobbiamo stare ancora molto attenti finché non c’è il vaccino mi pare ovvio. Certo, ci sono attività chiuse a cui vanno risarciti per quanto possibile i danni, ma cavalcare il fatto che bisogna andare a sciare piuttosto che alla messa di Natale è sciacallaggio politico”.

Aggiornato il 25 novembre 2020 alle ore 13:28