Tornerà il rigore? Conti in ordine come argine all’intervento dello Stato

giovedì 19 novembre 2020


Personaggio chiave degli ultimi dieci anni della politica europea, ma in realtà già molto influente da trent’anni a questa parte, Wolfgang Schäuble è stato ministro degli Interni con Helmut Kohl, che nei fatti è stato il suo mentore. Schäuble ha poi ricoperto lo stesso ruolo nel primo governo di Angela Merkel. In Italia è ricordato soprattutto come inflessibile ministro delle finanze, ma il libro “Discorsi (2009-2017)“ ne traccia un profilo intellettuale, oltre che politico.

Il webinar di presentazione del libro di Schäuble, pubblicato da Il Canneto editore, si è tenuto ieri e ha visto la partecipazione di Carlo Amenta (Istituto Bruno Leoni), Carlo Forcheri (Manager d’azienda), Christina Greeve Cramer (Università di Genova) e Tobias Piller (Frankfurter Allgemeine Zeitung). L’incontro è stato introdotto e coordinato da Giovanni Boggero (Università di Torino e Istituto Bruno Leoni).

Per Forcheri, autore dell’introduzione al libro, la motivazione principale che ha portato alla realizzazione del volume è stata l’idea di studiare un modello, come quello tedesco, che sembra avere funzionato. Fino al 2008 la Germania aveva numeri preoccupanti, in termini di conti pubblici. Poi è avvenuta una svolta positiva, anche nei tassi di occupazione. Schäuble come formazione è un giurista, ma si rifà agli insegnamenti di una scuola economica ben precisa, quella dell’economia sociale di mercato. A lui, nella crisi del 2008, dobbiamo la tenuta dell’euro e delle finanze di tutta l’Unione.

Greeve Cramer ha raccontato come, nella sua veste di curatrice del libro e di traduttrice, ha dovuto scegliere tra una lunghissima lista di discorsi, che spaziano dall’economia alla religione. La sfida è stata quella di portare il pensiero dell’attuale presidente del parlamento tedesco sulla scena italiana, e di farlo soprattutto in modo non distorto, viste le reazioni aggressive che questo personaggio ha suscitato nell’opinione pubblica italiana.

Per Piller, l’operato di Schäuble è sempre stato guidato dal timore che, una scarsa considerazione del debito pubblico nelle scelte politiche, avrebbe finito per premiare i “furbi”. La sua prudenza era volta a prevenire la possibilità di “moral hazard” e inflazione, che per i tedeschi richiama ricordi nefasti.

Amenta ha rammentato come in un discorso Schäuble evidenzi un aspetto troppo spesso tralasciato nel dibattito di politica economica: bisogna preoccuparsi prima di tutto che persone e aziende producano e soltanto in un secondo tempo si deve pensare alla redistribuzione. Il mercato va quindi lasciato libero di esprimere tutte le sue potenzialità. Per Schäuble va limitato il ruolo del governo: il pareggio di bilancio e il rigore nelle scelte pubbliche sono proprio un freno alle pulsioni interventiste dello Stato.


di Istituto Bruno Leoni