Coronavirus, Confcommercio: “L’impatto sulle famiglie è sconfortante”

Il 2020 ha preso il via con un calo tendenziale del Pil del 4,8 per cento nel primo trimestre. È quanto sostiene l’Ufficio studi Confcommercio. Il fatto grave si riferisce alla crisi da Covid-19, abbattutasi “su un’economia già fortemente debilitata: tra il 2007 e il 2019, infatti, ciascun italiano ha perso oltre 21.600 euro di ricchezza. Un conto molto salato, prevalentemente a causa delle forti perdite di ricchezza immobiliare e finanziaria, alla cui cifra complessiva contribuisce anche una significativa contrazione di consumi pari a circa 900 euro procapite”.

Secondo l’Ufficio studi, “non deve stupire se, partendo da questo scenario-base, acuito dalla crisi originatasi con la pandemia e il conseguente periodo di lockdown, l’impatto sulla fiducia delle famiglie sia stato piuttosto pesante. Dopo 6 anni, infatti, il saldo tra ottimisti e pessimisti torna a registrare valori negativi di entità mai raggiunta prima. Gli ottimisti, in aumento dal 2013, si dimezzano scendendo al 22,4 per cento, mentre aumenta la quota di pessimisti che si attesta al 52,8 per cento, più del doppio rispetto al 2019”. Lo sconforto prodotto dall’emergenza Covid-19 e alle sue conseguenze economiche sembra aver ridotto l’ampia forbice che ha sempre separato le prospettive della propria famiglia (tendenzialmente improntate ad un maggior ottimismo) da quelle più generali dell’Italia. Infatti, la percentuale dei pessimisti rispetto alla situazione del Paese è pari al 67,5 per cento.

“È evidente – sottolinea l’Ufficio studi Confcommercio – che questo diffuso senso di sfiducia sia alla base delle preoccupazioni circa il proprio lavoro e il proprio reddito”. Il timore di perdere il posto di lavoro o il rischio di veder ridotta, se non compromessa, la propria posizione reddituale preoccupa il 57,4 per cento degli italiani, con un 18,6 per cento che si dichiara particolarmente preoccupato. Al primo posto tra gli effetti dell’emergenza sanitaria sui redditi, risulta proprio la riduzione dell’attività lavorativa e dei redditi da lavoro (per il 42,3 per cento), seguita dalla sospensione totale dell’attività (25,8 per cento) e dalla cassa integrazione (23,4 per cento).

Durante la fase di lockdown, prosegue la ricerca di Confcommercio, alcune attività specifiche sono state impedite e questo ha determinato, tra chi le aveva previste, la rinuncia ad alcune spese: circa la metà delle famiglie ha dovuto rinunciare definitivamente a periodi di vacanza già programmati e il 23 per cento all’acquisto di beni durevoli, come mobili, elettrodomestici, auto.

Aggiornato il 26 maggio 2020 alle ore 14:10