Il coronavirus e la crisi del lavoro

Il coronavirus cambierà il modo di interpretare la nostra realtà e cambierà la realtà lavorativa.

Attualmente, molte figure professionali, liberi professionisti, Partite Iva, free lance e attività commerciali, stanno vivendo una drammatica esperienza personale che induce a riflettere molto su quelle che saranno le prospettive lavorative post-pandemia. Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al pacchetto di strumenti per fronteggiare la crisi del cuore produttivo italiano, focalizzando l’attenzione su cinque punti: imprese, famiglie, sanità e lavoro, compreso quello autonomo, gli stagionali e il trasporto aereo. “Attiviamo flussi per circa 350 miliardi, è una manovra economica poderosa”, ha ribadito il premier Giuseppe Conte.

Attualmente, oltre i dipendenti pubblici che continuano a percepire stipendi senza contrazioni, le manovre non appaiono decisive e non risultano davvero efficaci. Quelli che vivono di prestazioni occasionali e sono molto in giro, come autisti, idraulici, fisioterapisti, istruttori, parrucchieri, freelance, vedranno il loro lavoro diventare ancora più precario.

Cosa possiamo fare? Le attuali manovre non bastano e anche gli analisti e gli esperti economici chiedono di più. Secondo gli analisti del think tank “Imprese del Sud” è necessario osare di più in fase degli emendamenti al Decreto che saranno discussi in Parlamento. Alcuni possibili interventi fondamentali da integrare sono: parziale cancellazione dei versamenti fiscali, specialmente nei confronti di chi ha già versato l’acconto del 100 per cento delle tasse nel 2019; sospensione di tutte le sanzioni civili e penali a carico di chi non ha potuto effettuare i versamenti nel recente periodo di crisi; riforma del Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza, anche in chiave futura: in particolare per liberare i soci delle Srl in difficoltà dall’obbligo di pagare i debiti con il loro patrimonio personale, e per abrogare la figura del delatore come figura di controllo dell’attività imprenditoriale; abrogazione immediata del quarto comma dell’art 67 sui termini di prescrizione e decadenza relativi all’attività degli uffici degli enti fiscali (aumento di due anni della possibilità di accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate; automatizzazione e velocizzazione delle compensazioni fiscali e del pagamento dei debiti della pubblica amministrazione, una forte campagna di digitalizzazione dell’attuale sistema pubblico, burocratico e del lavoro italiano.

La domanda che logora gli esperti di consulenza e lavoro non è sull’attualità ma sul domani.Come arriveremo al post emergenza?” La risposta a questa domanda deve essere una soltanto, secondo un comunicato stampa del fondatore del think tank Imprese del Sud, Sergio Passariello: “Con un grande programma di rilancio socio-economico del nostro Paese che sia in grado di iniettare immediata fiducia alle nostre imprese e a riaffermare l’immagine dell’Italia nel mondo”.

La profondità di questa crisi costringerà i Paesi a porre rimedio alle ingiustizie sociali, fiscali ed economiche che rendono così intensamente vulnerabili ampie fasce della popolazione e dei lavoratori e ad armonizzare il regime fiscale per tutte le fasce della popolazione. Autonomi e Partite Iva sono degli eroi in questo particolare contesto sociale e non meritano di essere trattati come gli ultimi della fila dello stato a-sociale.

Aggiornato il 19 marzo 2020 alle ore 11:30