Coronavirus, panico da spread Btp-Bund

mercoledì 18 marzo 2020


Lo spread tra Btp e Bund continua a fare paura. Il differenziale supera anche la soglia dei 320 punti base, a 322, con il tasso del titolo italiano a dieci anni che sfiora il 3 per cento, al 2,98 per cento, toccando il livello più alto da febbraio 2019 e poi arretra fino a 300 punti. Il sistema europeo delle banche centrali, tramite la Banca d’Italia, sta intervenendo “per assicurare condizioni ordinate sul mercato”. Lo riferiscono fonti di Bankitalia, precisando che “gli interventi sono flessibili sia nel timing che nei mercati di riferimento, e continueranno finché c’è ne sarà bisogno”. L’azione chiarisce “se i mercati avessero ancora dubbi, la natura delle decisioni prese” dalla Banca centrale europea. Piazza Affari soffre a metà seduta (Ftse Mib -3 per cento), con lo spread assestato a 300 punti. È durata poco la protezione assicurata dallo scudo della Consob alle vendite allo scoperto, anche se il listino milanese fa meglio degli altri in Europa.

Quotazioni del petrolio ancora in discesa con il greggio Wti che scende a 25 dollari al barile per la prima volta dal 2002. Il Brent scende sotto i 28 dollari e viaggia attorno ai 27,5 dollari. Scatta dalla seduta di oggi il divieto annunciato ieri dalla Consob ad effettuare vendite allo scoperto su tutti i titoli di Piazza Affari per tre mesi. Il provvedimento, che aveva interessato solo alcuni titoli nel corso delle sedute dello scorso 13 marzo e di ieri, riguarda tutte le cosiddette “posizioni corte”, utilizzate per guadagnare in Borsa anche quando i listini scendono, tramite la compravendita di titoli presi a prestito. A questo si aggiunge l’introduzione di un regime di “trasparenza rafforzata” per i 48 titoli a maggior capitalizzazione e ad azionariato diffuso, che prevede la comunicazione di variazioni sull’azionariato a partire dall’1 per cento per le società più grandi e dal 3 per cento per le piccole e medie imprese, in luogo rispettivamente del 3 e del 5 per cento. Provvedimenti contro le vendite allo scoperto sono stati adottati anche dalle autorità finanziarie in Spagna, Francia e Belgio.

Nuova giornata difficile per i listini di Asia e Pacifico, ancora una volta legata agli effetti della diffusione del coronavirus. I listini orientali hanno scontato il calo delle esportazioni dalla Cina al Giappone, che in febbraio si sono dimezzate, bloccando di fatto le attività manifatturiere. Tokyo ha ceduto l’1,68 per cento, Shanghai l’1,83 per cento e Taiwan il 2,34 per cento. Più pesanti Seul (-4,86 per cento) e Sidney (-6,43 per cento), legata al prezzo delle materie prime, che a parte l’oro e il minerale di fatto hanno segnato nuovamente il passo.


di Duilio Vivanti