Istat, cala il fatturato industriale nel 2019

A dicembre salgono gli ordinativi dell’industria ma cala il fatturato. È questa la fotografia scattata dall’Istat sul mondo industriale. Infatti, gli ordinativi dell’industria segnano a dicembre un incremento dell’1,4 per cento rispetto al mese precedente. Anche nel complesso del quarto trimestre si registra un aumento congiunturale, pari all’1,9 per cento. In termini tendenziali l’indice grezzo degli ordinativi aumenta del 6 per cento, trainato dall’ampio incremento delle commesse pervenute dal mercato interno (+12,6 per cento).

Per quanto riguarda l’ampio incremento delle commesse dal mercato interno, evidenzia l’Istat, si rileva in particolare l’aumento di quelle relative agli altri mezzi di trasporto. Una variazione negativa si registra, invece, per le commesse provenienti dal mercato estero (-3,6 per cento). La maggiore crescita tendenziale si rileva per i mezzi di trasporto (+55 per cento), mentre l’industria delle apparecchiature elettriche mostra il peggior risultato (-13,9 per cento).

A dicembre si stima che il fatturato dell’industria, al netto dei fattori stagionali, diminuisca del 3,0 per cento in termini congiunturali. L’Istat precisa che nel quarto trimestre l’indice complessivo registra una riduzione dello 0,6 per cento rispetto al trimestre precedente. Corretto per gli effetti di calendario (i giorni lavorativi sono stati 20 contro i 19 di dicembre 2018), il fatturato totale diminuisce in termini tendenziali dell’1,4 per cento, con riduzioni dell’1,8 per cento per il mercato interno e dello 0,7 per cento per quello estero.

La dinamica congiunturale del fatturato riflette cali sia sul mercato interno (-2,9 per cento) sia su quello estero (-3,1 per cento). Per gli ordinativi l’incremento congiunturale è sintesi di risultati quasi speculari registrati sui due mercati: +6,9 per cento la crescita delle commesse provenienti dal mercato interno e -6,4 per cento la riduzione di quelle provenienti dall’estero. Con riferimento ai raggruppamenti principali di industrie, a dicembre tutti gli indici destagionalizzati del fatturato segnano un calo su base mensile: -0,9 per cento i beni di consumo, -2,7 per cento l’energia, -3,0 per cento i beni intermedi e -5,2 per cento i beni strumentali.

Per il 2019 si rileva una diminuzione rispetto allo scorso anno sia del fatturato dell’industria (-0,3 per cento sia il dato grezzo che quello corretto) e sia dei nuovi ordinativi (-1,9 per cento). L’Istat rileva che, per il fatturato, si tratta del primo calo in termini annui dal 2015, mentre per gli ordinativi della prima diminuzione dal 2014.

I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona, cioè il cosiddetto “carrello della spesa”, aumentano a gennaio dello 0,6 per cento su base annua (stabili rispetto al mese precedente) e quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto dell’1,3 per cento (da +1 per cento di dicembre), registrando in entrambi i casi una crescita maggiore di quella riferita all’intero paniere, comunica l’Istat diffondendo i dati definitivi dei prezzi al consumo a gennaio. La stima preliminare del “carrello della spesa” era di +0,9 per cento.

A gennaio il tasso di inflazione registra un aumento dello 0,5 per cento (come nel mese di dicembre), rileva l’Istat diffondendo i dati definitivi, ricordando che la stima preliminare era di +0,6 per cento. Su base mensile, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,1 per cento su base mensile. Le dinamiche dell’inflazione di gennaio, spiega l’Istat, mostrano da un lato l’accelerazione dei prezzi della divisione di spesa trasporti (da +1,2 per cento a +2,9 per cento), imputabile alla crescita dei prezzi dei carburanti e lubrificanti per mezzi di trasporto privati, e dall’altro l’inversione di tendenza dei prezzi di ricreazione, spettacoli e cultura (da +0,2 per cento a -1,2 per cento), oltre a una più marcata flessione di quelli di abitazione, acqua, elettricità e combustibili (da -1,7 per cento a -2,7 per cento). In termini di contributi, l’inflazione generale è dovuta prevalentemente ai trasporti e, in misura minore, ai servizi ricettivi e di ristorazione e agli altri beni e servizi. Il principale contributo negativo è ascrivibile ad abitazione, acqua, elettricità e combustibili, a causa della flessione degli energetici regolamentati presenti in questa divisione di spesa.

Aggiornato il 21 febbraio 2020 alle ore 15:59