Il rimbalzo del gatto morto

Dunque, il combinato disposto di due Governi dei miracoli consecutivi, il “Conte uno” e il “BisConte”, ha realizzato il prodigio promesso: l’ultimo trimestre del 2019 si è chiuso con un preoccupante -0,3 per cento, il dato peggiore da sette anni a questa parte.

Ma mister camomilla, così come occorrerebbe appellare il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha immediatamente inondato i media con le sue oramai proverbiali camionate di rassicurazioni: “Prevediamo un rimbalzo di crescita per il primo trimestre 2020 e siamo ancora più determinati a implementare il nostro programma di sostegno a crescita e investimenti”.

E fu così che la famosa, almeno in ambienti finanziari, teoria del gatto morto, il quale è sempre destinato comunque a rimbalzare quando cade da una grande altezza, entra prepotentemente nel bagaglio comunicativo di una maggioranza altrettanto defunta, ma tenuta in piedi solo dall’ostinata determinazione di 338 disperati a 5 stelle, che proprio non ne vogliono sapere di mollare una poltrona che mai più potranno riconquistare, almeno nella stragrande maggioranza dei casi.

In estrema sintesi, così come sintetizzato con grande eloquenza dalla sempre ottima Veronica De Romanis, ospite del programma radiofonico “Le Belve”, in onda su Radio Capital, la linea economica degli ultimi governi non sembra assolutamente in grado di invertire una tendenza che ci vede da tempo all’ultimo posto in Europa in quanto a crescita. Una linea economica che privilegia smaccatamente forme redistributive di evidente impostazione elettoralistica, scaricandone i costi sulle prossime generazioni vuoi come nuovi debiti e nuove tasse, e vuoi sotto forma di clausole di salvaguardia che poi sono fondamentalmente la stessa cosa.

In soldoni ciò significa, ha sottolineato la nostra, che ogni anno l’Italia deve finanziare in deficit i vari bonus in circolazione, il reddito di cittadinanza e quota 100, per un costo di circa 20 miliardi, che diventano 26 con il rafforzamento degli stessi bonus voluto dagli attuali geni della lampada al potere. Il risultato di questa sempre più grave miopia elettoralistica è piuttosto semplice: il Paese non cresce dato che lo stesso eccesso di redistribuzione frena eccessivamente ogni forma di investimento. In più, cosa assai grave, il debito pubblico non scende affatto, creando i presupposti di quel più volte citato effetto palla di neve, innescato da un costo medio degli interessi sul debito medesimo che tende a non essere coperto dalla crescita nominale del Pil. Alla lunga una simile traiettoria, per quanto possiamo essere garantiti dalla moneta unica, non può che portare al default dello Stato.

Personalmente mi si sta rafforzando un inguaribile pessimismo cosmico nei confronti di un sistema democratico, elettori compresi, che sembra vivere di illusorie scorciatoie, autoinganni e profezie che si auto-avverano, come quella testé citata dei gatti morti. Non credo che tutto questo ci porterà molto lontano, ahinoi!

Aggiornato il 03 febbraio 2020 alle ore 12:09