L’Fmi taglia le stime del Pil mondiale, per l’Italia un modesto +0,5 per cento

L’economia italiana riparte nel 2020. Ma con un andamento lento. Anzi, lentissimo. Dopo il +0,2 per cento del 2019, il Pil è atteso crescere quest’anno dello 0,5 per cento. Nell’aggiornamento del World Economic Outlook, il Fondo monetario internazionale conferma la stima 2020 per l’Italia ma lima al ribasso quella per il 2021 a +0,7 per cento, ovvero 0,1 punti percentuali in meno rispetto alle stime di ottobre. Lo ha annunciato ieri l’economista bulgara Kristalina Georgieva, direttrice operativa dell’Fmi.

Nel 2018 l’economia italiana era cresciuta dello 0,8 per cento. Il Fondo taglia le stime di crescita mondiali per il 2020 e il 2021 confermando l’esistenza di rischi al ribasso, seppur più limitati rispetto alle stime di ottobre. Dopo il +2,9 per cento del 2019, il Pil mondiale è previsto crescere del 3,3 per cento quest’anno e del 3,4 per cento il prossimo, rispettivamente 0,1 e 0,2 punti percentuali in meno rispetto alle precedenti previsioni. La revisione al ribasso del Pil mondiale è legata al rallentamento di alcune economie emergenti, soprattutto l’India.

Secondo Marco Marin, deputato di Forza Italia, “le stime Fmi dicono purtroppo che l’Italia è fanalino di coda per crescita in Europa e stabilmente all’ultimo posto tra i Paese del G7. La realtà è che se continuano a rimanere al governo le quattro sinistre temo che presto l’Italia sarà retrocessa in serie C. Pd, M5s, Iv e Leu continuano infatti imperterriti a inventarsi nuove tasse e ad investire miliardi di euro nell’assistenzialismo cronico del reddito di cittadinanza perché non sono capaci di fare altro. L’esatto contrario di quello che serve al nostro Paese. La verità è che il Dna delle quattro sinistre è intriso di statalismo, assistenzialismo e centralismo. La conseguenza è che continuano ad aumentare sia il debito che il deficit pubblico e che con queste politiche economiche il governo giallorosso sta portando l’Italia nel baratro. Bisogna invertire immediatamente la rotta prima che sia troppo tardi. Per questo bisogna che il governo giallorosso nato dal “patto del non voto” vada a casa il prima possibile”.

Anche per il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia la “crescita è timida. Dobbiamo ambire a molto di più e pensare alla grande. Non possiamo accontentarci di questi numeri, seppur positivi se guardiamo indietro, ma sono poco se guardiamo avanti”.

Aggiornato il 21 gennaio 2020 alle ore 13:31