Confcommercio, illegalità-contraffazione costano 30 miliardi

Aumentano in Italia contraffazione e abusivismo e nel 2019 quasi un consumatore su tre (30,5%) per risparmiare ha acquistato un prodotto contraffatto o usufruito di un servizio illegale.

Un fenomeno che nel commercio e nei pubblici esercizi arriva a costare oltre 30 miliardi di euro. E mette a rischio 197mila posti di lavoro regolari. Questa la stima per il 2019 elaborata da Confcommercio in occasione della giornata “Legalità ci piace” mentre la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, ha messo in evidenza che nei primi 10 mesi di quest’anno sono stati sequestrati 190 milioni di beni contraffatti, quasi il 39 per cento in più rispetto ai 137 milioni dello stesso periodo dell’anno scorso, per un valore che ha superato il miliardo di euro, a fronte degli 845 milioni del 2018. In aumento, ha sottolineato la Lamorgese, anche il numero dei sequestri effettuati nella fase di produzione con un incremento del 42,18%. In base ai dati raccolti da Confcommercio in una indagine nei vari settori, e che tiene conto non solo dei costi correlati ad abusivismo, contraffazione, taccheggio ma anche quelli connessi alla criminalità, emerge che le perdite in termini di fatturato ammontino a 30,2 miliardi, pari al 6,4 per cento del fatturato complessivo.

Di contro la stima del fatturato delle attività abusive e irregolari raggiunge circa 8,7 miliardi. In generale, i fenomeni criminali che le imprese del terziario di mercato percepiscono maggiormente in aumento sono contraffazione (34,8%), abusivismo (34%), furti (29%) e rapine (25%). Il 66,7 per cento delle imprese si ritiene danneggiato dall’illegalità (era il 65,1% nel 2016) e il dato è più marcato al Sud. Gli effetti ritenuti più dannosi dalle imprese del terziario di mercato sono la concorrenza sleale (60,8%), la riduzione del fatturato (37,8%) e la riduzione dei livelli occupazionali (18%). Dall’indagine viene fuori anche l’identikit del consumatore che acquista prodotti o servizi illegali: dai 25 anni in su, risiede principalmente al Sud (per il 43,7%), ha un livello d’istruzione medio-basso (per il 77,2%), è soprattutto impiegato, pensionato od operaio (per il 69,7%). In generale, l’82 per cento lo fa per risparmiare mentre il 73% la ritiene una pratica “normale”.

E si riduce la percentuale dei consumatori che ritiene rischioso fare acquisti di prodotti contraffatti o illegali con un calo al 91,4 per cento dal 96% del 2016. A dominare la classifica dei prodotti contraffatti più acquistati è l’abbigliamento (+9,4 punti sul 2016) seguito da prodotti farmaceutici (+2,8), prodotti di intrattenimento (+1,5), pelletteria (+0,4), e giocattoli (+0,3). In crescita l’utilizzo del web in prevalenza per giocattoli (+12,1 punti), prodotti di pelletteria (+10,5) e capi di abbigliamento (+9,0). Attraverso il web passa gran parte dell’intrattenimento (89% della musica, film, abbonamenti tv, etc.) e quasi la metà (47,9%) dei servizi turistici (alloggio, ristorazione, trasporti) illegali.

Aggiornato il 26 novembre 2019 alle ore 16:30