La sepoltura delle Pmi

venerdì 8 novembre 2019


Siamo in molti a cercare di capire il senso di questa manovra finanziaria che vada oltre a quello che è lo slogan di pancia del recupero dell’evasione fiscale. Siamo in molti e forse troppi che ci stiamo rendendo conto delle catastrofiche conseguenze di questa manovra che ci viene presentata come strumento etico per condurci tutti ad una operatività integerrima, rispettosa della legge, ma che realmente si rileva essere un subdolo artifizio che condurrà alla definitiva sepoltura di tutta l’imprenditoria medio piccola a favore dei grandi colossi. Troppo facile raccontarci la storiella che l’ingenuità dei Cinque Stelle al Governo ha comportato degli interventi errati; molto più credibile invece una chiara volontà di distruggere il tessuto delle piccole e medie imprese che sostengono l’economia italiana. Una volontà di certo non dettata dagli ultimi parvenus, ma concordata a tavolino ed egregiamente presentata da veterani di sinistra che ad oggi non vogliono assumersi le responsabilità e invece ne sono i determinanti complici se non proprio gli artefici.

Ma da cosa derivano questi strali verso tale manovra? Ci imbattiamo, per necessità, nel “Decreto fiscale” sui datori di lavoro-sostituti d’imposta, con riferimento al decreto legge n. 124 del 26 ottobre 2019 recante “Disposizioni urgenti in materia fiscale e per esigenze indifferibili”, in vigore dal 27 ottobre ma che decorrerà dal 1 gennaio 2020 (ovviamente mancano tutte le disposizioni operative al riguardo). Cerchiamo di capire prima di tutto in che cosa consistano i cambiamenti. Ben presto appare chiaro che di sburocratizzazione del sistema impresa neanche a parlarne. In sostanza si evince che i committenti di appalto e subappalto dovranno farsi carico, con pagamento diretto all’Agenzia delle Entrate, degli F24 dei lavoratori somministrati o dipendenti degli appaltatori o subappaltatori, calcolandosi ovviamente l’effettivo importo competente per la loro struttura, levigato da eventuali contribuiti che il lavoratore stesso si vedrà pagare se occupato anche in altre realtà (le quali ovviamente avvieranno la stessa procedura per le ore di loro competenza.

Il committente, per recuperare l’importo, compenserà con il pagamento dell’appaltatore o attenderà il pagamento diretto dello stesso (solo il caso di ricordare che chi normalmente si rivolge alle agenzie di interinale o alle società di outsourcing lo fa proprio per concentrarsi sul suo core business e lasciarsi alle spalle alcuni processi produttivi o problematiche delle risorse umane).

Qual è il reale impatto di questo Decreto Fiscale? Di primo acchito si potrebbe anche considerare la versione caritatevole della lotta all’evasione fiscale di questo Governo; appare subito chiaro però che l’operazione sopra indicata comporterà un recupero di 71 milioni di euro (che potrebbero tranquillamente essere recuperati da altre poste del bilancio) pari a circa lo 0,25% del recupero complessivo previsto dalla manovra e quindi qualche dubbio in malafede lo suscita: questo appesantimento infatti (dal quale ovviamente è escluso tutto il settore pubblico) comporterà un aggravio nella gestione amministrativa delle commesse che porterà alla paralisi dell’esecuzione dei contratti con la conseguente sepoltura delle realtà produttive medio-piccole altrimenti difficilmente controllabili da un regime statalista come quello che stiamo subendo. Basterebbe ricordare, tra l’altro, che vi era già stato un tentativo in tale direzione con il decreto Visco-Bersani mirato a far emergere il sommerso, ma è stato ritirato successivamente perché si è constatata la scarsa efficacia in questa direzione.

La seconda considerazione relativa all’impatto di questo Decreto, analizza l’applicazione della misura e le conseguenze dirette sanzionatorie: se la società subappaltatrice commetterà qualche errore di rilevazione del monte ore (considerate che spesso i lavoratori prestano servizio in più strutture, considerate che queste piccole aziende hanno dei turnover impressionanti) la sanzione, per le piccole e medie aziende, sarà l’effettiva condanna a morte. Ma se lo stesso errore verrà rilevato ad una grande azienda la sanzione avrà effetti differenti e molto diluiti.

Le domande a questo punto non sono affatto scontate: come mai, invece di instaurare un proficuo confronto con le realtà produttive attive nell’outsourcing, questo Governo ha calato in maniera dirigista un provvedimento indubbiamente dannoso? E dove sono finiti tutti quei politici che non perdono occasione per urlare contro la burocratizzazione e per lodare il tessuto imprenditoriale delle piccole medie aziende? Avranno questi ultimi la volontà di bloccare questo ulteriore scempio a tutti coloro che dignitosamente lavorano e che garantiscono ancora privilegi ad un sistema che per primo dovrebbe accettare dei sacrifici?

Per chi ancora crede alla politica si tratta di domande cruciali.


di Orietta Miotto