Licenziati Ilva e Whirlpool: per gli 007 è allarme guerra civile

Un importante dirigente dell’Economia non vorrebbe esporsi mediaticamente ma, fuori onda, ci rivela che il Governo starebbe lavorando perché i licenziamenti all’Ilva non avvengano contemporaneamente a quelli dei dipendenti della Whirlpool. Perché un’informativa dei servizi di sicurezza avrebbe allertato, all’indomani delle agitazioni Whirlpool per evitare i licenziamenti, l’Esecutivo circa i rischi d’eversione interna da parte di disoccupati, licenziati e gruppi d’italiani che non accetterebbero di pagare i vari costi sociali. Infatti concordano le dichiarazioni di Carlo Calenda (gruppo Siamo Europei) e del leghista Gian Marco Centinaio circa l’imminente (e non procrastinabile) chiusura dell’Ilva di Taranto. Dfsfdf – fdf

Di fatto questo governo ha azionato un combinato disposto che consente (legalmente) alla ArcelorMittal di disimpegnarsi dall’Ilva, ed alla Whirlpool di poter chiudere e licenziare circa sei mesi dopo la fine dell’Ilva. Calenda ha dichiarato al Fatto Quotidiano: “Lo scudo penale è stato rimosso – riporta il Fatto – perché a un certo punto il Partito Democratico, dopo aver messo lo scudo penale, ha deciso di compiacere Barbara Lezzi e 15 senatori del Movimento 5 Stelle, quindi noi rischiamo di perdere la più grande acciaieria europea, il più grande impianto del Mezzogiorno, il più grande investitore da 4,2 miliardi da 40 anni a questa parte”.

Intanto il dirigente dell’Economia ci spiega che “le parole di Giuseppe Conte che ritiene ‘inaccettabile la posizione di ArcelorMittal, il Governo vuole mantenere livelli occupazionali’ sono solo una recitazione, teatro per tenere buoni gli animi, l’Ilva chiude e non riaprirà più, anche perché i tedeschi eviteranno che l’Italia torni ad avere la prima acciaieria d’Europa, il progetto europeo prevede che questo scettro debba averlo solo la Germania, casomai condividendolo con le potenze scandinave”.

Da tener presente che, sia l’Ilva che la Whirlpool non possono essere nazionalizzate, e perché l’Ue multerebbe come aiuto di Stato l’eventuale acquisizione pubblica delle due fabbriche per mantenere i livelli occupazionali. Sommando la dismissione dei due insediamenti industriali, s’abbatterebbe sull’Italia del Sud una valanga da 50mila posti di lavoro in meno (considerando soprattutto gli addetti tra indotto e logistica). Da considerare che l’attuale Esecutivo avrebbe assicurato in segreto, sia agli attuali proprietari dell’Ilva come del resto a quelli Whirlpool, che la chiusura degli stabilimenti non sarebbe stata osteggiata, ma che avrebbero dovuto esternare dichiarazioni di condanna solo per chetare stampa ed opinione pubblica.

Del resto i 5 Stelle avevano promesso agli ambientalisti tarantini la dismissione di ogni impianto industriale che insiste nel perimetro del comune di Taranto. Così i grillini stanno cercando di mantenere la parola data sia agli investitori esteri che agli ambientalisti: ovvero la dismissione totale degli impianti. Il differimento delle chiusure rientra tra i tatticismi consigliati dagli 007 ed esaminati anche nei comitati provinciali di sicurezza di Taranto e Napoli, e per scongiurare che si fondi un fronte insurrezionale tra i licenziati dell’Ilva e quelli della Whirlpool.

Del resto la lettera del presidente della Provincia di Avellino, avvocato Domenico Biancardi (inviata il 4 novembre 2019 a tutte le massime istituzioni italiane), era stata partorita dopo che i vari commissariati di Napoli, Avellino, Benevento e Caserta avevano monitorato il costituirsi di gruppi di rivolta a seguito del licenziamento totale da parte della Whirlpool. Una vera e propria atmosfera da guerra civile, anche perché non tutti i licenziati accetterebbero di buon grado (e con rassegnazione francescana) che si parli loro di “povertà diffusa”, “povertà sostenibile” e “reddito di cittadinanza”.

Il differimento delle due chiusure avrebbe anche avuto il bene placet del prefetto Luciana Lamorgese (oggi ministro dell’Interno ma fino a poco tempo fa prefetto di Milano): la ministra sarebbe stata tra le prime a drizzare le antenne dopo le rivolte paventate dai gruppi familiari dei licenziati dalla Whirlpool. A conti fatto si starebbe solo rinviando il cataclisma sociale. Anche perché da qui ad aprile le vicende Ilva e Whirlpool si sommeranno, e l’Italia rischia di andare ad elezioni mentre nelle strade impazza la guerriglia urbana tra licenziati (e disoccupati storici) e forze di polizia: un fotogramma davvero venezuelano o cileno. Ma Conte sorride e dice che siamo fortunati, che qualcosa succederà.

Aggiornato il 05 novembre 2019 alle ore 17:30