Golden power, il sovrano diventa sempre più capriccioso

Con la riforma del golden power contenuta nel decreto sulla cybersecurity in via di conversione, il Governo dispone di poteri sempre più ampi e discrezionali. Lo sostiene Giuseppe Portonera nel Focus “Golden power e 5G: non è tutto oro quel che luccica”.

Secondo l’autore, dopo la riforma del 2012 che ne aveva circoscritto l’ambito di applicazione identificando chiaramente gli asset sui quali il Governo poteva esercitare i poteri speciali, tutti gli interventi successivi hanno ampliato e reso più arbitrarie le facoltà del Governo.

Scrive Portonera: “L’elemento che più preoccupa è dato dal continuo ampliamento della categoria della ‘strategicità’ delle imprese. L’impressione è che la valutazione di strategicità di un settore o di un’attività non sia frutto di una considerazione obiettiva, rigorosa e di lungo periodo, ma tradisca un momentaneo interesse dell’Esecutivo pro tempore a presidiare un determinato comparto economico. In questo modo, però, un meccanismo ‘straordinario’ quale quello del golden power perde sempre più il carattere di eccezionalità, per diventare uno strumento nell’arsenale dello Stato (nuovamente e attivamente) interessato a indirizzare, quando non proprio a controllare, l’attività delle più importanti società”.

Aggiornato il 25 ottobre 2019 alle ore 12:16