Conte premia l’asse bancario “franco-tedesco”

Il Fondo monetario internazionale è cornice ideale per lanciare strali contro l’Italia. Soprattutto quando a farlo è uomo di stretta osservanza Fmi come Vladis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione europea e da sempre cane da guardia dei poteri bancari europei che chiedono “più sacrifici all’Italia”.

Dombrovskis, che in un primo momento aveva salutato positivamente il Conte bis, oggi promette un’analisi durissima della legge di bilancio italiana, certo che non saranno presenti quei sacrifici per l’Ue promessi appena un mese fa. I “sacrifici” vanno interpretati come incremento della tassazione e permettere i licenziamenti da parte di pubbliche amministrazioni, banche e multinazionali. Infatti a creare dissapori in seno all’Ue non c’è solo il caso Whirlpool, che vorrebbe chiudere e licenziare in Italia con l’appoggio dei poteri finanziari internazionali, ma anche la grande vertenza dei bancari (grandi gruppi come Unicredit, Bnl, Intesa…intendono licenziare 200mila bancari entro il 2021). Tasse e licenziamenti, altro che “manovre espansive” millantate dal viceré Giuseppe Conte (per l’occasione lo ribattezziamo Gioacchino come Murat, visto che obbedisce all’asse bancario franco-tedesco). Ma Conte, da degno uomo dell’intelligenza “straniera” (discendente degli 007 finanziari che si riunivano sul Britannia), non può dire agli italiani d’aver promesso a Macron e Trump che deve limitare il contante per boicottare le rimesse estere (e in contante) verso la Cina: ogni santo giorno le dogane italiane fermano cittadini cinesi che spediscono in oriente valige ricolme di milioni d’euro, tutto danaro che indebolisce la politica monetaria europea ed occidentale. E come si conciliano queste promesse con la “Via della Seta”? Allora il Conte bis ha pensato bene di non fare una legge che vieti ai cinesi l’uso del contante senza limiti (solo a loro è permesso per via d’uno storico accordo italo-cinese) ma di limitare il contate agli italiani per colpire indirettamente i cinesi. Una bella stronzata, infatti i cinesi vanno via con i soldi e gli italiani diventano più poveri. Di fatto, da qualsivoglia angolatura si vadano a valutare le restrizioni in legge di bilancio, ci s’accorge che ad essere colpita è l’impresa italiana di piccole e medie dimensioni. Ovvero le aziende che per dimensioni non sono riuscite ad esternalizzare le rispettive sedi sociali. E, nonostante la durezza, il vampiro Vladis (Dombrovskis) dice di non vedere abbastanza sacrifici.

Di fatto il Governo Conte è ormai sullo stesso binario dell’Esecutivo Monti, ha come compito ulteriore svendita estera di patrimoni, calo dell’occupazione a tempo indeterminato e riduzione della propensione al risparmio. Queste politiche riescono bene all’asse franco-tedesco poiché l’Italia non ha più banche, gli storici istituti di credito sono stati tutti acquisiti da francesi e tedeschi. Con queste acquisizioni Francia e Germania hanno messo le mani sul debito pubblico italiano (che veniva venduto dal Tesoro alle banche) ed ora reclamano che l’Italia alieni i propri patrimoni a favore di tedeschi e francesi. Ma non dimentichiamo che, quelle banche sono state svendute ai signori dell’asse franco-tedesco da italiani corrotti e superficiali.

La Carige è l’ultima, in ordine di tempo, a finire in mano agli austriaci: la storica banca genovese (con un patrimonio inestimabile) è stata ceduta da Fondo Interbancario e Bce alla Banca cassa di credito del trentino (istituto dell’Alto Adige notoriamente a capitale tedesco).

Come se non bastasse, una banca italiana (che non è più italiana), l’Unicredit, sta già sperimentando l’erosione patrimoniale legalizzata a spese dei correntisti: prima di lei c’era stato solo l’ordine di bruciare gli investitori, impartito da occulti poteri bancari a ben note banche locali (Carige, CariChieti, Popolare di Bari, Etruria…). Ma l’Unicredit ha l’avallo diretto dell’asse bancario franco-tedesco a bruciare i risparmi degli italiani. Con la scusa di snellire i costi e smuovere depositi poco mobili, l’Unicredit carica le sofferenze sulle spalle dei correntisti, e lo fa con l’avallo della tedesca Commerzbank e della francese Société Générale. Una manovra per fare cassa (a tutto vantaggio di tedeschi e francesi) che passa attraverso il taglio del personale italiano e la pulizia delle sofferenze a spese dei correntisti del Belpaese. Questo l’obiettivo di Jean Pierre Mustier (già colonnello dei parà della Legion etrangere poi congedatosi ed assurto ai vertici della sicurezza bancaria europea) oggi alla guida di UniCredit.

Mustier è un ex parà francese, crede nel dominio franco-tedesco dell’Europa, ed è capo dell’investment banking di Société Générale (la società che ha facilitato la cessione di Acea dai Caltagirone ai francesi). Le agenzie di rating hanno immediatamente risposto a Mustier (uomo dei poteri forti francesi) promuovendo con “massima affidabilità” il gruppo Unicredit. Obiettivo che portava la serpe in seno: UniCredit, dice Moody’s, “ha abbassato lo stock di Npl, scesi a 37,6 miliardi di euro del primo trimestre 2019 dal picco del 2014, pari a 84,4 miliardi”.

Il piano triennale di Mustier prevede tosare i risparmiatori italiani e premiare quelli tedeschi e francesi, lasciando a casa 14.700 dipendenti italiani e chiudendo 950 sportelli: si mormora Mustier abbia detto al governo Conte “agli italiani solo moneta virtuale”.

L’ex banca italiana (era il Credito Italiano) è oggi importante solo oltre Alpi. I costi li pagheranno i lavoratori italiani ed i risparmiatori a cui verranno calcolati i costi del deposito. Ci si augura che i giornalisti facciano meno i servi quando il premier dovesse nuovamente parlare di “manovre espansive”.

Aggiornato il 21 ottobre 2019 alle ore 17:42