Gli sceriffi di Nottingham

Ci vuole una bella faccia tosta a sbandierare manette e ghigliottina a tutto spiano e poi concedere il reddito di cittadinanza a brigatisti e assassini; insomma: braccia aperte con i clandestini, ferri e schiavettoni per gli italiani.

Eppure lo stesso Capo dell’Anticorruzione, Raffaele Cantone, ha dichiarato che l’evasione e la corruzione non si combattono con le manette, ci vuole altro. Oltretutto, e qui siamo alla farsa, il Premier e il ministro della Giustizia sono gli stessi che nel precedente Governo hanno approvato il saldo e stralcio e la pace fiscale, alla faccia della coerenza.

Sia chiaro, cambiare idea ci può pure stare, ma qui non si tratta di sfumature, limature, nemmeno di un aggiustamento del tiro, si tratta di giustizialismo e forcaiolismo fiscale da togliere il respiro.

Ma se tutto ciò non fosse sufficiente, c’è l’aggiunta della commedia insopportabile sulla diminuzione delle tasse; insomma per dichiarare che nella manovra ci sia l’abbattimento delle imposizioni, quando è evidente il contrario, più che indecoroso è clamoroso. Per non parlare della manfrina sui contanti, affermare infatti che la manovra non punisca l’uso della classica valuta, ma favorisca solamente l’utilizzo di quella elettronica, è un eufemismo ridicolo. Restringere fino ad un terzo, da 3000 per arrivare a 1000, la possibilità di pagamento della gente, significa non solo demonizzare il contante, ma dare per scontato il fatto che quel modo di pagare sia frutto di un guadagno irregolare, una presunzione di colpevolezza trasformata in certezza. Qui non si tratta solamente della lesione del principio costituzionale sull’innocenza garantita fino al giudizio di terzo grado, quello finale, ma della lesione ancora più grave della libertà di scelta per onorare uno scambio commerciale, un semplice acquisto insomma. Si tratta ancora di obbligare i cittadini a pagare commissioni alle banche, il costo degli estratti conto mensili, il bollo annuale sulle carte di credito, per non parlare dell’obbligo a ricordare e di tenere a mente quanto si sia speso progressivamente. Perché, sia chiaro, col contante quanto si spenda è evidente, ma con la carta è più difficile capire quanto denaro resti di scorta, tanto più difficile per gli anziani, i pensionati, i cittadini meno tecnologici e tutti quei signori che preferiscono il contante senza per questo essere evasori.

Ecco perché la limitazione del contante è la limitazione di un principio di libertà, soprattutto quando si parla di cifre modeste, 3000 euro non sono una fortuna; dunque delle due l’una, o si lascia quel tetto o si ammette che la manfrina rappresenta un modo per favorire le banche. Bella roba, insomma.

Parliamoci fuori dai denti, l’evasione e l’elusione si combattono non con la tecnica persecutoria dello sceriffo di Nottingham, ma con la semplificazione, con regole fiscali chiare, con norme per la stesura dei bilanci delle grandi aziende che impediscano le elusioni sia nelle fusioni che nelle incorporazioni. L’evasione si combatte con la collaborazione fra contribuenti e amministrazione, aumentando il contrasto d’interesse, con l’abbassamento delle tasse, automatizzando la dichiarazione o rendendo elementare la compilazione, si combatte mettendo l’occhio nelle multinazionali. Oltretutto viene da ridere a sentire i grillini scatenati per la ghigliottina fiscale, quando nella campagna elettorale del 2018 facevano fuoco e fiamme contro Equitalia, contro il terrorismo delle cartelle, le multe, le sanzioni e le gabelle. Che ipocrisia per restare al potere, purché sia.

La verità è che la sinistra perde il pelo e non il vizio, è illiberale, forcaiola, totalitaria, considera lo Stato cosa sua, il popolo uno schiavo da educare, la ricchezza un vizio da colpire, il pensiero diverso da annientare. Per questo si è impedito di votare, per adesso, perché prima o poi voteremo e capirà che il popolo in fondo non è fesso.

Aggiornato il 18 ottobre 2019 alle ore 11:27