Coprono il deficit con le manette

La teoria finanziaria del Governo giallorosso (ci scusino, i tifosi della Roma, non abbiamo nulla contro di loro e non spetta a noi difenderli da questa omonimia messa in voga) è questa: se con i limoni disponibili la limonata è scarsa, bisogna spremere di più i limoni. Più o meno: spremere anche la buccia.

Luigi Di Maio promette al popolo già da lui e dai suoi “liberati dalla miseria” con il Reddito di cittadinanza (che costerà allo Stato, per il meccanismo di elargizione e di contenzioso il doppio di quello che andrà nelle tasche dei cittadini e degli stranieri che cittadini non sono) di “coprire” il deficit di bilancio con una bella, ulteriore strizzata dei limoni. Di quelli più grossi, assicura, per ottenere l’applauso di quegli altri, che però tanto fessi non sono. Ci vogliono le manette agli evasori, naturalmente per i più grossi?

Certo, gli evasori mi stanno antipatici non meno dei ladri e dei truffatori, alla cui genia quelli che propriamente “evasori” si possono chiamare appartengono.

Ma se l’evasione fiscale è nel nostro Paese una delle caratteristiche più spiccate, anche se non originali, ciò è perché si vogliono considerare “evasori” magari quelli che non se la cavano con le 350 voci dei moduli vari per il pagamento delle imposte, quelli che hanno scelto il commercialista sbagliato, professionisti di cui non oggi possono fare a meno, manco i mendicanti. E, poi, che significa “manette agli evasori”? Già oggi gli evasori più grossi ed “abili” ricorrono ad una serie di espedienti falsi e pasticci vari che sono reati e comportano, se scoperti, le manette.

In genere i cosiddetti “grandi evasori” dispongono dei commercialisti più abili e preparati che se la cavano (e li cavano) nel guazzabuglio di leggi, leggine, modifiche, aggiunte, interpretazioni del sistema fiscale.

Così, il giorno che un ufficio speciale antievasione riuscisse a fornire un rapporto plausibile sul fenomeno dell’evasione (che ho ragione di dubitare sia probabile) ne verrà fuori che i peggiori evasori, quelli cui Di Maio vuole vedere in manette, sono quelli che hanno scelto, o comunque hanno trovato, il commercialista sbagliato. Gli altri o sono falliti perché sono stati convinti da quell’angelo custode della vita economica (?) dei cittadini italiani a “fare il loro dovere”, oppure hanno dato consigli tanto efficaci da farli passare per contribuenti onesti e puntuali quando non lo sono affatto.

La realtà è che non si tratta di un numero più o meno di mariuoli che la fa in barba al Fisco (ed ai contribuenti babbei o mal assistiti). C’è un’economia sommersa, che Iddio ce la conservi, perché, se dovesse essere affogata, ci ritroveremmo tutti, e non solo gli attuali “evasori”, con, come si suol dire, il culo per terra. Non sono un economista e fosse per me l’economia e le finanze d’Italia andrebbero in rovina perché pago sicuramente più tasse di quel che dovrei: se trovassi troppi imitatori (il che è difficile) il Paese andrebbe in rovina. Non credo che questa sia la predicazione di un anarchismo fiscale. È, piuttosto, una riflessione sulla complicazione delle cose semplici che affligge il nostro Paese.

Malgrado le buone intenzioni di Di Maio (scusate il riferimento ad un’ipotesi ridicola oltre che impossibile) le “manette agli evasori”, cioè un’ulteriore spremuta di un po’ tutti direttamente o indirettamente, hanno un costo ed una conseguenza politico-economica che strangola il modesto risultato che se ne cava.

Anzitutto è ridicolo e degno delle logiche degli “Amici del Bar dello Sport” fare i conti per l’anno prossimo affidando il “ripiano” del bilancio al ricavato di una più rigorosa lotta all’evasione. Manette agli evasori significa, infatti, altri processi, fabbriche chiuse, fallimenti. E, quel che conta di più, un aumento di spese per lo Stato manettaro. Aspettate che i beni dei “grandi evasori” vengano messi all’asta, che si mettano le manette, oltre ai contribuenti furbastri, ai vari Saguto, che si “esauriscano” i procedimenti. Aspettate che la paura delle manette crei più contribuenti onesti e puntuali (e commercialisti disponibili a perdere la fiducia i clienti consigliando loro di essere tali), e poi fate i conti con il fallimento di una parte considerevole dell’economia sommersa, con il suo “indotto” anche di economia alla luce de sole (si fa per dire) e il ripianamento dei bilanci lo salutiamo da lontano. Altro che “Manovra per il 2020!”.

C’è un solo modo di combattere l’evasione fiscale: rendere il meccanismo di prelievo meno complicato. Oggi, anche e soprattutto con il Fisco è troppo difficile essere onesti, quando non è impossibile per chi non voglia fallire il giorno dopo. Ma vallo a far capire a gente come questa che ci governa: pensano solo alle reazioni del pubblico di domani mattina! Manette! Manette! Sì certo, ce ne vorrebbero, ma quando sono manette invocate, esaltate e predicate, sono quasi sempre per le mani sbagliate. E non sono certo un modo per ripianare i bilanci.

Aggiornato il 15 ottobre 2019 alle ore 18:12