Woodstock, Italia

Bankitalia certifica una previsione di crescita zero per il 2020. Nel frattempo questo governo di marionette reputa che l’ulteriore fustigazione dei consumi (del mercato interno) possa renderci più ecologici e meno evasori fiscali. Di fatto s’allarga il divario tra la gente ed il Palazzo, perché chi dovrebbe coniugare politicamente lavoro, crescita e stabilità spinge su una paccottiglia di norme (fumosamente filo Ue) che disincentivano artigianato, agricoltura e commercio. Anzi, sembrano un combinato disposto utile solo a far percepire agricoltori ed artigiani come un manipolo d’evasori fiscali ed inquinatori. I commercianti ed i professionisti come gli italiani che se la spassano grazie a fiumane di danaro contante frutto dell’evasione fiscale.

Una congerie di luoghi comuni che deputati e ministri 5 Stelle portano anche nelle dichiarazioni a giornali e tivù. Di fatto (forse inconsapevolmente) rappresentano la manovalanza di certi guru che, un po’ in tutto l’Occidente, propalano l’ipotesi ventura della “povertà sostenibile” (scaturisce dalla teoria del “reddito mondiale di cittadinanza”). Ovvero d’una povertà diffusa, e planetariamente endemica, che noi si dovrebbe accettare passivamente, gandhianamente, senza reagire e sorridendo allo stesso infausto destino. “La povertà sostenibile... che bella cosa!”, pare abbia sentenziato il re degli ipocriti, ovvero quel Bergoglio che Oltretevere funge da commissario liquidatore del cristianesimo. Così torme di giovani si convincono che lavorare significhi comunque inquinare, che il sol modo di preservare il Pianeta sia la contemplazione alternata a sporadici movimenti bradipoidi.

Follie che, occorre ricordarlo, già circolavano nelle comunità rette dai santoni californiani negli anni Sessanta e Settanta del passato secolo: ci cascarono dentro anche i Beatles, fortunatamente Paul McCartney li risvegliava. Ma chi sveglierà i fannulloni di 5 Stelle? Chi salverà gli italiani dalle loro stronzate? I 5 Stelle fanno parte di quell’esercito di boccaccioni che hanno ingurgitato, e con tutte le scarpe, la teoria che il mondo verrà salvato dalla green economy. Così rifiutano il confronto sui fatti, e cioè che dietro la green economy ci siano le multinazionali dell’auto, della chimica farmacologica, dello stesso petrolio, dell’alimentare... L’affare è sostituire 500 milioni di auto in due anni con altrettante elettriche.

Per produrre queste vetture di nuova generazione s’inquinerà ugualmente, e lo smaltimento delle batterie richiederà siti di poco meno costosi di quelli per abbattere le scorie delle centrali nucleari. Nel frattempo i 5 Stelle, sindaco di Torino in testa, emanano una delibera che vieta le auto storiche, che stigmatizza il collezionismo di auto e moto come passatempo inquinante (quindi da sanzionare) e mette al bando officine e carrozzerie specializzate nel restauro d’auto d’epoca. I 5 Stelle, nel corso d’una conferenza torinese, hanno promesso che debelleranno da tutto lo Stivale il collezionismo e l’’uso (davvero saltuario) di auto e moto d’epoca. Hanno anche accusato il settore dell’auto storica d’essere sacca d’evasione fiscale, oltre che settore anti-ecologico. Peccato che tra ricambisti ed artigiani annoveri circa 30mila addetti, senza calcolare una decina di riviste patinate, altrettanti siti di compravendita, fiere specialistiche a Padova, Milano, Torino, Reggio Emilia, Parma, Modena, Rimini... ed anche nella nostra bistrattata Roma.

Negli Usa come in Germania, Olanda e Gran Bretagna impazzano i format televisivi sul restauro: dai mobili alle auto, passando da moto a barche od anche case. Ma i 5 Stelle, in nome della green economy, vorrebbero proibire queste attività, bollandole come illegali. E sappiamo come la legalità sia sempre stata usata in Italia come una clava per perseguitare categorie e desertificare attività. Ora siamo arrivati a stigmatizzare come illegali tanti storici lavori artigianali. Del resto che lavorare faccia male lo certificano gli stessi enti regione (Lazio in testa) che dagli assessorati alla formazione professionale si guardano bene dallo sfornare carrozzieri, meccanici, muratori, falegnami, saldatori o tornitori.

In onore all’ecologia partoriscono scenografi, registi, attori, esperti in sale gioco, chef, couturier. La crescita zero è facile previsione, in un Paese dove le polizie locali verranno maggiormente impiegate nel contrasto a falegnami e ciabattini, il cui volto spiccherà su manifesti dell’Agenzia delle Entrate con dicitura “evasore inquinatore”. L’italianissima arte d’arrangiarsi messa alla gogna. Gli eventuali hobbysti dovranno dimostrare in commissione tributaria di non aver tratto reddito da un passatempo. “State buoni se potete”, raccomandava San Filippo Neri... ma anche gli oratori non formeranno più artigiani, né potranno più credere di far la concorrenza ai talent televisivi.

S’apre l’era del “lavoro virtuale”, aspettando che ci facciano capire se si possa anche sopravvivere con cibo virtuale (ecologico e dietetico), pagando virtualmente tasse e bollette, curandosi virtualmente ed anche viaggiando. In futuro tutti poveri e virtuali, ma felici come un magro indiano sulle rive del Gange. Sorge il dubbio che siano tutte boiate, e che dietro queste idee vi siano dei sofisti dell’età cibernetica, gli stessi che magheggiano con la moneta virtuale... mentre alcuni loro soci (e parenti) s’arricchiscono con quella elettronica.

Aggiornato il 04 ottobre 2019 alle ore 16:47