Armi fiscali di distrazione di massa

Con l’approssimarsi della Legge di Bilancio, stiamo assistendo ad un colossale gioco delle tre carte ad opera dei principali esponenti del Governo giallo-rosso.

Con diverse sfumature, questi ennesimi artefici della pubblica felicità promettono in coro di non far aumentare l’Iva e le accise sui carburanti, di realizzare una manovra economica espansiva e, nel contempo, tenere sotto controllo i conti senza modificare di un euro le misure dissennate di spesa messe in campo dal precedente Esecutivo, cioè “Quota 100” e “Reddito di cittadinanza”. Per quanto riguarda quest’ultimo provvedimento mi pare interessante segnalare un dato pubblicato da Il Sole 24 Ore, secondo cui la Guardia di finanza, effettuando una indagine a campione, avrebbe scoperto che il 60/70 per cento dei beneficiari nei fatti non aveva i requisiti per ottenerlo. Ora, se approfondendo i controlli si dovesse confermare un dato così abnorme, tale da confutare in radice la ratio della strampalata misura partorita dal Movimento 5 Stelle, un ministro dell’Economia degno di questo ruolo, in quanto garante delle pubbliche finanze, dovrebbe quanto meno aprire un serio dibattito in merito nell’ambito del suo Governo. Ma non è questo il caso dell’attuale inquilino di via XX Settembre, il dem Roberto Gualtieri, il quale ha recisamente negato, nel corso di una lunga intervista nel salotto televisivo di Lucia Annunziata, l’intenzione di mettere minimamente in discussione questo assai presunto strumento di contrasto alla povertà e di reinserimento nella vita attiva.

In realtà, tornando al summenzionato gioco delle tre carte, nella stessa intervista Gualtieri ha pronunciato due semplici frasette che celano una bella polpetta avvelenata per i già più che prostrati contribuenti italiani. In primis, per ciò che concerne l’Iva ha ribadito che non sarà aumentata ma, attenzione, “solo rimodulata”. Questo significa che, avendo a disposizione tre aliquote, del 4, 10 e del 22 per cento, la minacciosa fantasia di chi, come l’attuale maggioranza giallo-rossa, si trova a corto di quattrini, non troverà poi molti ostacoli nel “rimodulare” al rialzo quelle più basse, spacciando la cosa come un semplice aggiustamento tecnico.

In secondo luogo, il nostro attuale guardiano dei conti pubblici ha parlato, allineandosi al relativo mantra dei membri più in vista della maggioranza, di incentivare in modo più che robusto, per così dire, l’uso dei pagamenti elettronici. Tutto questo con il principale obiettivo di aumentare la tracciabilità dei pagamenti, così da ottenere un maggior contrasto all’evasione fiscale. Ma ciò, in un Paese soffocato da una fiscalità tanto folle quanto cervellotica, non può che tradursi in un ennesimo tentativo, da parte del sistema politico, di appropriarsi di una ulteriore quota di ricchezza privata, attraverso una illiberale campagna contro uno degli ultimi baluardi della libertà dei singoli: l’uso del contante.

D’altro canto, quando i governanti italioti di turno cominciano ad enfatizzare la lotta all’evasione fiscale, aggiungendoci oggi l’ultima trovata dei pagamenti elettronici da “incentivare”, stanno solo inscenando una delle più classiche operazioni di distrazione di massa. In pratica un sinistro preludio per tutta una serie di, più o meno occulte, stangate fiscali. Elettore/contribuente avvertito…

Aggiornato il 30 settembre 2019 alle ore 13:21