La rivoluzione liberale della fiscalità

Chiuso il circo politico della crisi di governo, iniziamo a parlare, da oggi, di cose serie: le esigenze economiche del Paese.

L’Italia ha bisogno, anzitutto, di una rivoluzione liberale della fiscalità, che la faccia finalmente diventare – la fiscalità – un vero e proprio pungolo per l’economia, un nudge direbbe il premio Nobel Richard H. Thaler. Roba difficile da assimilare per questo governo, assolutamente contraria alla logica statalistica che anima i giallo-rossi, momentaneamente fusi in un abbraccio mortale per l’Italia.

Le politiche fiscali dell’attuale governo, stando agli annunci, tenderanno a incrementare, in un modo o in un altro, la tassazione, con imposte sulle merendine, sui biglietti aerei, sui prelievi al bancomat; a introdurre ulteriori lacci e lacciuoli alla libertà economica e di spesa dei cittadini; a imporre limiti all’uso del denaro contante con monitoraggi di tutti i generi; a prevedere nazionalizzazioni più o meno mascherate; ad aumentare la spesa assistenziale o para assistenziale e via dicendo.

La strategia, in altre parole, al di là delle singole misure che saranno in concreto adottate, sarà la stessa di sempre: tassare e distribuire denaro pubblico con spesa corrente largamente improduttiva. La sola proposta apparentemente orientata nella direzione opposta sembrerebbe quella di ridurre il cuneo fiscale, ossia il rapporto tra imposte e contributi previdenziali da un lato, e costo del lavoro dall’altro.

In realtà, la riduzione del cuneo, per come finora annunciata, rischia di essere anch’essa un bluff sul piano della crescita, risolvendosi, puramente e semplicemente, in un incremento di spesa simil-assistenziale, come sono gli “80 euro” introdotti dal Governo Renzi o il “Reddito di cittadinanza” del primo Governo Conte. La diminuzione del cuneo, pur determinando un parallelo aumento del netto paga per i lavoratori, non sarà in grado di spingere né i consumi, né la produttività delle aziende, proprio come non lo sono state le misure appena ricordate, a fronte delle quali i consumi si sono ridotti, anziché aumentare, e la produttività è diminuita, anziché accelerare.

I numeri dell'Istat e quelli del “Rapporto Coop 2019 sui consumi degli italiani” sono al riguardo impietosi e al tempo stesso diamantini: la ricchezza delle famiglie è calata di nove punti dall’inizio della crisi, nonostante la distribuzione a pioggia di bende e prebende, la spesa media per nucleo familiare, nel 2018, è diminuita di un punto e la produzione industriale è in calo dello 0,7 per cento.

Ora, con gli interventi annunciati dal nuovo Governo la pressione fiscale non potrà che aumentare e il Prodotto interno lordo non potrà che ristagnare, a meno che, per quest’ultimo, non intervengano fattori non collegati alla politica economica interna. Ipotesi, peraltro, che con questi chiari di luna, se si realizzasse, porterebbe quasi certamente a un’ulteriore contrazione della crescita. Come stimato dall'Ufficio parlamentare di bilancio, dunque, nel 2019 è probabile che la pressione passi dal 41,9 del 2018 al 42,4 per cento del Pil, decimale più o decimale meno, e che il Prodotto interno lordo, a bocce internazionali ferme, si avvicini a “crescita zero”.

Al di là delle chiacchiere e degli squilli di tromba propagandistici, questa è la realtà. Che fare, allora? Se s'intende risalire la china o almeno fronteggiare l'atteso ciclone recessivo dell’economia mondiale, occorre impostare subito una politica radicalmente diversa, che solo uno schieramento di forze liberali può mettere seriamente in campo. Quel che occorre fare, detto in termini molto semplici, è passare dalla fiscalità dei consumi alla fiscalità della produzione, dalla spesa corrente fintamente incentivante i consumi alla spesa d'investimento sulle capacità produttive del Paese, dalla tassazione esasperata a quella di stimolo sui punti di “partenza”. Insomma, rovesciare il sistema e avviare una grande stagione riformista, come avvenne, sul fronte delle entrate, negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso. Di tutto questo parleremo prossimamente.

Aggiornato il 17 settembre 2019 alle ore 10:29