Bce: “Pil Eurozona più debole, rischio dazi”

I Paesi dell’Eurozona corrono il rischio della “debolezza”. È quanto sostiene la Banca centrale europea, presieduta fino al 1° novembre 2019 da Mario Draghi. Da quella data infatti, il banchiere sarà sostituito da Christine Lagarde.

“I dati più recenti e gli ultimi risultati delle indagini congiunturali indicano una crescita in certa misura più debole nel secondo e terzo trimestre del 2019 per l’Eurozona”. La rilevazione è contenuta nel Bollettino economico che fa riferimento alla riunione di giugno, aggiungendo che i rischi per le prospettive di crescita “restano orientati verso il basso, per effetto delle prolungate incertezze connesse a fattori geopolitici, alla crescente minaccia del protezionismo e alla vulnerabilità ei mercati emergenti”.

Il Consiglio direttivo della Bce “ha posto in risalto la necessità di un orientamento di politica monetaria altamente accomodante per un prolungato periodo di tempo” di fronte a un’inflazione “costantemente al di sotto di livelli in linea con il valore previsto”, si legge nel Bollettino economico. Allo studio un rafforzamento delle indicazioni prospettiche sui tassi, e sul Quantitative easing “alcune possibili opzioni riguardanti la dimensione e la composizione di eventuali nuovi acquisti netti”.

Intanto, in Germania per Jean-Claude Trichet “quest’anno sarebbe più opportuno adottare una politica espansiva”. Secondo l’ex numero uno della Banca centrale europea, intervistato da Handelsblatt, la “Germania ha avuto una sana politica fiscale in passato. Ma ora è necessaria una politica fiscale più attiva, a vantaggio delle infrastrutture pubbliche e per rafforzare la domanda” lo ha detto l’economista francese.

Per Trichet, “un maggiore dinamismo nel settore salariale sarebbe ancora più importante”. L’ex presidente della ha poi aggiunto che Francia e Germania dovrebbero svolgere ancora una funzione di traino per convincere gli altri Stati della convenienza di una maggiore integrazione europea. “Una cooperazione profonda e basata sulla fiducia tra Francia e Germania è il presupposto necessario per qualsiasi progresso in questo senso. Ma da solo non basta: devono convincere anche gli altri Paesi”.

Aggiornato il 08 agosto 2019 alle ore 16:39