G7: muro contro Libra, “sovranità degli Stati a rischio”

giovedì 18 luglio 2019


La moneta virtuale di Facebook mette in allarme i big del pianeta. Riuniti nel castello di Chantilly, a nord di Parigi, i ministri dell’Economia e delle Finanze dei Paesi del G7 (Francia, Italia, Usa, Gran Bretagna, Giappone, Canada e Germania) hanno raggiunto un’intesa sulla “necessità di agire rapidamente” dinanzi a Libra, l’ultimo progetto del ‘genietto’ di internet ormai titolare del social network più potente al mondo, Mark Zuckerberg.

Ancora in alto mare, invece, il progetto di una web tax comune sui giganti di internet (Gafa) recentemente approvata in modo unilaterale dalla Francia ed osteggiata dall’amministrazione Usa. “Le nostre squadre lavoreranno tutta la notte” per raggiungere un accordo, ha riferito in serata una fonte della presidenza francese, auspicando l’intesa entro la fine del G7 domani a mezzogiorno, anche se la strada, su questo punto, è tutta in salita.

Ampia condivisione, al contrario, sulla necessità di fare muro sulla valuta di Facebook. Durante i lavori, “abbiamo condiviso la visione che serve urgentemente un’azione” su Libra, ha dichiarato il ministro francese dell’Economia, Bruno Le Maire. “I membri del G7 - ha proseguito - hanno espresso preoccupazioni sia tecniche sia politiche”. “La sovranità delle nazioni - ha avvertito il padrone di casa sintetizzando lo stato d’animo dei partecipanti alla riunione - non può essere messa a rischio”.

Rivolgendosi ai cronisti a margine della riunione, il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, aveva riferito che “questa preoccupazione” rispetto a Libra si tradurrà in un’azione di controllo” nonché in uno specifico “intervento” dei Paesi del G7. In mattinata, Le Maire, aveva lanciato un chiaro avvertimento. “Nessuno può accettare che multinazionali con oltre un miliardo di utenti si trasformino in Stati privati, dotandosi di un moneta capace di competere con valute sovrane”.

Tra l’altro, il fedelissimo del presidente Emmanuel Macron ha evocato “rischi di riciclaggio o di lotta al finanziamento del terrorismo”. Se la necessità di intervenire su Libra riscuote il consenso del G7, l’altra grande priorità, vale a dire la ‘Web tax’ invocata a gran voce dalla Francia sui colossi internet, è ancora in alto mare. “Le trattative con gli Usa saranno “difficili, lo so. La posizione americana si è recentemente inasprita”, ha deplorato Le Maire, poco prima di ricevere a Chantilly l’omologo Usa Steven Mnuchin.

Qualche giorno fa, il Parlamento di Parigi ha adottato la ‘Taxe Gafa’ scatenando la minaccia di ritorsioni da parte di Washington. Simili iniziative unilaterali sono allo studio anche in Gran Bretagna e Spagna, ma l’obiettivo finale resta chiaramente quello di un accordo idealmente al livello Ocse. Alla domanda sul perché Parigi avesse deciso nel frattempo di andare avanti per conto suo, Le Maire ha spiegato che non si può “aspettare in eterno, la gente attende decisioni, non solo discussioni”. “Se alla fine abbiamo deciso di andare da soli - ha continuato - è solo per aprire la strada ad un compromesso internazionale”. Parigi punta a raggiungerlo, almeno per grandi linee entro il 2020. Ma la strada, al momento, sembra essere tutta in salita. Tra gli altri temi sul tavolo del G7 di Chantilly, che si chiuderà oggi, anche una tassa minima globale sulle società. Un argomento, ha spiegato nella serata di ieri il ministro francese, su cui c’è stata una discussione costruttiva, con progressi concreti”, visto che i membri del G7 sono “d’accordo sulla necessità di trovare un’intesa”.


di Redazione