“Progetto Italia” non piace ai costruttori concorrenti che scrivono alla Commissione Europea

mercoledì 17 luglio 2019


Tecnicamente si chiama “manifestazione di interesse”. Ma nella pratica la lettera scritta dall’avvocato Arturo Cancrini e indirizzata, tra gli altri, alla Commissione europea della neo insediata Ursula von der Leyen , al ministero delle finanze di Tria e al Mise di Luigi Di Maio (oltre che alla Corte dei conti e all’Anac di Raffaele Cantone), rappresenta un vero e proprio atto di guerra contro il cosiddetto “Progetto Italia”, messo su dal costruttore Salini, e già ribattezzato “la nuova Iri del settore appalti pubblici e costruzioni”. Una pensata  che prevede l’accorpamento dei principali concorrenti, quasi tutti in concordato preventivo e fallimentare (tra cui Astaldi, che è il boccone più ghiotto, ma anche Trevi, Condotte, Cmc costruzioni, Grandi lavori Fincosit), sotto l’egida di Salini Impregilo che si impegna a ricapitalizzare per poco più di 200 milioni di euro la cosa, lasciando alla Cassa depositi e prestiti l’onere, più che l’onore, di mettere qualcosa come 600 milioni di euro per rilevare il tutto. Con l’ipotesi di fare confluire le perdite e i debiti delle varie società in fallimento coinvolte, nella solita bad company, sul modello Alitalia. Una manovra accolta ieri in borsa con un iniziale entusiasmo cui però è seguito un notevole tonfo. E leggendo la “manifestazione di interesse” si capisce anche il perché.

Le società che hanno firmato la lettera mandata dall’avvocato Cancrini, che come si diceva di fatto rappresenta una sorta di “altolà” a questa nuova Iri del settore appalti pubblici, sono tra le più importanti del settore. L’interesse manifestato  e le relative lamentele addotte riguardano ovviamente tanto le ipotesi di concorrenza sleale quanto quelle di aiuti di stato mascherati. Se Salini si prendesse tutti gli appalti in corso delle società concorrenti fallite grazie ai soldi di Cassa depositi e prestiti potrebbe campare di rendita per i prossimi 50 anni, dicono gli imprenditori che commentano le altalene in borsa del titolo dopo l’annuncio dell’operazione “progetto Italia”. Inoltre anche i futuri appalti pubblici sarebbero facilmente preda di questo grande gruppo costituito all’ombra dei soldi della CDP. A monte di questo pasticcio anche le attuali normative incrociate del codice degli appalti e del nuovo diritto fallimentare che già ora permettono  a ditte fallite di continuare a partecipare agli appalti anche se di fatto non pagano più i sub fornitori. Una situazione insostenibile che adesso questa “manifestazione di interesse”, indirizzata al governo, ma soprattutto alla Ue, contribuirà a fare emergere davanti all’opinione pubblica italiana. E a portare il pasticcio sotto gli occhi dell’anti trust europeo.


di Dimitri Buffa