Le motivazioni dello sciopero generale nel settore delle costruzioni e dei trasporti

È davvero triste constatare come il Governo in questi ultimi giorni ha creduto che noi cittadini di questo Paese fossimo degli imperdonabili ignoranti, delle persone, cioè, incapaci di leggere i documenti e gli atti che, proprio in questa delicata fase mirata ad evitare la apertura di una procedura di infrazione, è stato necessario prendere.

Molti osservatori attenti dei provvedimenti assunti in “assestamento di bilancio”, come ad esempio, il professor Giuseppe Pennisi hanno subito denunciato il comportamento del Governo come una “resa incondizionata” fatta a Bruxelles accompagnata da una manovra di 8 miliardi (16 su base annua) per accontentare l’Unione europea e di una lettera di impegni che vincola la prossima Legge di Stabilità. Una resa davvero incondizionata in quanto abbiamo, solo a parole, evitato una “manovra bis” utilizzando lo strumento dell’assestamento di bilancio per motivare un aumento di entrate ed una riduzione di spese, come detto prima, di 8 miliardi in sei mesi. A questo atto di completa débâcle bisogna aggiungere la lettera del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e del ministro dell’Economia e delle Finanze, Giovanni Tria, in cui si prendono impegni solenni a rispettare, nella prossima Legge di bilancio, tutti i trattati e gli accordi intergovernativi relativi all’Eurozona.

Ciò vuol dire una nuova Legge di bilancio restrittiva che non potrà avere, tra l’altro, alcuna risorsa capace di rilanciare il comparto degli investimenti in infrastrutture. Non si è neppure avuto il coraggio di chiedere come contropartita la possibilità, almeno per il 2020, di ricorrere a una golden rule per gli investimenti pubblici. Per assurdo l’unica possibilità per recuperare risorse è rimasta quella relativa ad un taglio della spese correnti; cioè ad un taglio del “reddito di cittadinanza” e del cosiddetto “Quota 100” ipotesi questa solo teorica in quanto questi due provvedimenti sono ormai gli unici impegni mantenuti dopo i giornalieri ripensamenti sia del vicepresidente Luigi Di Maio che del vicepresidente Matteo Salvini su tante decisioni assunte e non mantenute, solo a titolo di esempio per Di Maio: No Tap, Sì Tap, No Ilva, Sì Ilva, No AV Milano-Genova, Sì AV Milano-Genova, No AV Brescia-Padova, Sì AV Brescia-Padova, e fra poco No Torino-Lione, Sì Torino-Lione; per Salvini i ripensamenti sono: da oltre sei mesi l’annuncio dell’esame da parte del Consiglio dei ministri dell’autonomia differenziata delle Regioni Lombardia, Veneto e Emilia-Romagna, un annuncio rimasto sempre tale; per ogni salvataggio in mare da parte delle Ong una vera dichiarazione di guerra ed un netto rifiuto all’ingresso in porto e all’accoglienza di un solo immigrato e poi, magari litigando con la magistratura, tutto è rientrato, giustamente, nella normale prassi di accoglienza, una prassi che senza le Ong si ripete giornalmente su tanti porti come in passato.

Queste disinformazioni e queste altalene fra soli due mesi finiranno e finiranno anche i gratuiti rinvii che, coloro che da giugno del 2018 governano questo Paese, ci hanno propinato su una serie di scelte e di programmi come, solo a titolo di esempio, quella relativa all’avvio di una serie di opere infrastrutturali; sì quell’avvio legato al Decreto legge “Sblocca Cantieri”.

Fra due mesi (entro la fine del mese di settembre), infatti, potremo leggere l’aggiornamento al Documento di Economia e Finanza (Def) e in quel documento cominceranno ad essere chiare e trasparenti tutte le preoccupazioni che ancora non sono emerse. Poi dopo un altro mese sarà il momento del Disegno di Legge di Stabilità e forse pochi ricordano che tale provvedimento sarà inviato alla Commissione europea dove la nuova presidente della Commissione, la tedesca Ursula Von Der Leyen, durante la crisi del debito greco propose di usare come garanzia per gli aiuti ad Atene le riserve auree greche e gli asset strategici ellenici. Talmente estrema la sua proposta che l’allora ministro dell’Economia tedesco, il super rigorista Wolfgang Schauble, prese le distanze. Inoltre non possiamo dimenticare che la nuova Presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, è la stessa economista che nel 2013 disse: ‘Basta chiamarla austerità, meglio dire disciplina’. Fu lei a concettualizzare il commissariamento di Stati a rischio con la troika.

Mi preoccupo sempre invece del mancato convincimento e della grave sottovalutazione dello Stato di una doppia grave emergenza:

  • la prima legata al blocco di una adeguata infrastrutturazione organica del Paese, un blocco che dura ormai da cinque anni
  • la seconda legata al sempre più esplosivo fenomeno di crisi del comparto delle costruzioni, una crisi che rasenta, in alcune aree in particolare quelle del centro sud del Paese, la totale scomparsa di un numero rilevante di imprese di costruzione

 Come mai, e questo lo ripeto da diversi mesi, la Confindustria e l’Ance non denuncino che l’assenza ormai accertata di risorse nel corrente anno, nel prossimo anno, nel 2021, nel 2022, ecc., sta annullando una crescita del nostro Prodotto interno lordo di almeno 12 punti percentuali e come mai nessuno denunci che una simile crisi per poter essere superata necessita da subito di una serie di provvedimenti quali:

  • la istituzione di una Cassa Integrazione Guadagni Speciale per l’intero comparto delle costruzioni
  • la costituzione di un apposito Fondo per il sostegno delle imprese edili in stato di crisi avanzata
  • la allocazione di apposite risorse in conto capitale per l’avvio, in tempi certi, (massimo 90 giorni) dei lavori già approvati e già assegnati contrattualmente
  • la definizione di un piano triennale per l’avvio delle opere già programmate con la copertura finanziaria garantita da un prestito a trenta anni della Cassa depositi e prestiti e della Bei
  • la richiesta alla Unione europea della esclusione dal patto di stabilità per le opere ubicate sulle Reti Ten – T e solo dopo una approvazione formale della coerenza delle stesse alle finalità strategiche della Unione europea da parte della Commissione

Lo so, sarà difficile che sia la Confindustria che l’Ance accettino simili consigli e, quindi, come preannunciato in altri miei blog, rimane solo la speranza di uno “sciopero generale” annunciato dal Sindacato ormai da tempo.

Ormai è troppo tardi ed inutile colpevolizzare questa compagine di Governo. Capiranno la gravità del fenomeno solo quando diventerà irreversibile.

(*) Tratto dalle Stanze di Ercole

Aggiornato il 09 luglio 2019 alle ore 15:58