L’autarchia italica e l’intesa commerciale Ue-Mercosur

martedì 2 luglio 2019


Dicesi autarchia un criterio etico di autosufficienza: tanto nel campo spirituale che in quello materiale, laddove ogni singolo soggetto si ritiene convinto di poter bastare a se stesso. Questa fattispecie sovranità appare ancora più paradossale oggi: soprattutto ove si avvalga di strumenti (anche social) moderni, che sono stati progettati e costruiti per tutt’altro scopo: quello di favorire la relazione comunitaria via web. Appare del tutto strano, di tal guisa, che alcuni campioni del clic autarchico (quelli che commentano in tempo reale gli accadimenti) siano pure uomini di governo, che invece dovrebbero assumere la giusta cautela, soprattutto in nazioni - come la nostra - che hanno in un sistema normativo e di poteri sapientemente bilanciato e del tutto “stalagmitizzato” la propria caratteristica esclusiva. 

Premesso questo, non si comprende come si possa dire di “no” (come ha fatto questo Governo mettendosi di traverso) a quello che è stato visto da tutti gli altri Paesi europei come forse il più importante accordo commerciale firmato dalla Unione con i Paesi del Mercosur (Argentina, Uruguay e Paraguay, tra gli altri) e che ha portato a compimento un lavoro durato decenni in materia di ampliamento del mercato commerciale. Una entità con più di 800 milioni di consumatori che eliminerà i dazi in più campi (dall’auto ai prodotti farmaceutici, passando per la chimica, l’abbigliamento e i prodotti agricoli e alimentari). È questa - di fatto - una intesa che porterà i nostri prodotti in un mercato più ampliato (Mercosur ha 300 milioni di clienti) e che sintonizzerà tanto le normative esistenti - armonizzandole - che i campi della ricerca nel mondo scientifico. L’Italia si è messa di traverso in forza della preoccupazione che attraversa il nostro mondo agricolo: che sarà sottoposto ancora, per un paio di lustri, a un sistema differenziato di tassazione.

Quando si dice una campagna elettorale permanente...


di Sante Perticaro