Boccia: “Non si governa con il rancore, in gioco credibilità”

Vincenzo Boccia attacca a testa bassa il governo grillo-legista. Il presidente di Confindustria, intervistato dal Messaggero sui casi ex Ilva e Atlantia, spera che alla fine “prevalga il buon senso. perché in gioco ci sono la credibilità e la certezza del diritto nel nostro Paese. Stiamo davvero andando oltre”.

Per Boccia, “da questa vicenda potremmo uscire con conseguenze gravi per gli investimenti esteri nel nostro Paese cui non sarà facile rimediare. Non si può chiedere alle persone di investire in un’attività e poi cambiare le regole del gioco in piena corsa, soprattutto in modo unilaterale. Come ho detto, ne va della certezza del diritto e della credibilità del Paese”.

Quanto alle affermazioni del vicepremier Di Maio su Atlantia “decotta”, Boccia si dice stupito: “Quel che mi sento di dire è che occorre uscire al più presto da questo pericoloso stato di rancore. Dobbiamo tornare a un’idea di Paese che guardi avanti e lasciare che la giustizia penale faccia il suo corso prima di assumere decisioni gravi. Un Paese che si limita a cavalcare le proprie ansie non ha futuro”.

Il presidente di Confindustria invita Giuseppe Conte a prendere posizione. “Il presidente del Consiglio – sostiene – dovrebbe chiarire a nome di tutto il governo la linea da tenere su questi delicati dossier, soprattutto per evitare che tra gli investitori istituzionali si consolidi l’idea che il nostro Paese non è affidabile”.

Un fatto è certo. Per Boccia, “il Paese non può essere governato solo da emergenze: dobbiamo sbloccare il Paese, non cavalcare ansie, recuperare fiducia, spingere su infrastrutture a partire dalla Tav che è un’opera simbolo, ma non solo. Bisogna sbloccare la questione Ilva: abbiamo un grande investitore in termini anche di importo, cioè 5 miliardi di investimento, con cui vorrebbe far diventare l’Ilva la più grande acciaieria d’Europa”.

Per Boccia, “il rilancio dell’Ilva di Taranto è possibile anche in termini di sostenibilità e competitività. Il progetto va agevolato in questo percorso perché diventa un circolo virtuoso per la collettività, per il Paese, per gli investitori e per i lavoratori che sono parte dell’indotto. Il Paese non si governa solo con le emergenze che chiaramente vanno definite e governate, ma ha bisogno di una visione di futuro di medio termine”.

Secondo il capo degli industriali italiani, il Decreto crescita “è un passo importante: si aggiunge anche un incremento del fondo di garanzia per permettere ad aziende in fase di transizione di superare criticità sul fronte del credito. Chiaramente è un primo passo: ora serve un intervento organico di politica economica che metta al centro del Paese il lavoro e l’occupazione, un grande piano di inclusione giovani e partire con le infrastrutture. Sarebbe non solo una manovra anticiclica ma collegherebbero la periferia al centro e quindi sarebbero un elemento di inclusione della società oltre a rendere più competitivo il Paese”.

Per Boccia, “occorre passare a una ‘fase due’ dopo il decreto crescita e lo ‘sblocca cantieri, avere molto chiari gli effetti che si vogliono realizzare sull’economia reale in funzione dei provvedimenti che il governo intende mettere in atto. Poi ci sono le priorità, i prossimi commissari europei, i dirigenti che vogliamo mandare in Europa, il futuro della Bce dopo Draghi”.

Secondo il presidente di Confindustria, “dobbiamo evitare che il processo sulla procedura d’infrazione diventi un alibi per noi italiani in chiave europea per non ambire a un commissario di primo livello: per noi il commissario europeo di primo livello è un commissario al commercio, all’industria, alla concorrenza o al mercato interno”.

Aggiornato il 28 giugno 2019 alle ore 17:18