Politica ed economia hanno tempi diversi, caro Matteo

Checché ne dica la martellante propaganda dei geni della lampada al potere, anche gli ultimi rilevamenti pubblicati dall’Istat mostrano un quadro economico in serio deterioramento.

In particolare, la pressione fiscale del primo trimestre 2019 è ai massimi dal 2015, mentre la fiducia di famiglie e imprese continua a scendere, segnalando un clima di incertezza che contrasta decisamente con le tanto strombazzate misure espansive del Governo giallo-verde. E mentre al Senato passa in via definita il famoso “Decreto crescita”, anche se la crescita è praticamente scomparsa da un anno, la cialtronaggine dei dilettanti allo sbaraglio del Movimento 5 Stelle sta per mettere una pietra tombale sul futuro dell’ex Ilva, il più grande complesso industriale per la lavorazione dell’acciaio d’Europa.

Nel frattempo siamo alle prese con la labirintica procedura d’infrazione per eccesso di debito. Procedura la quale, da quanto sta emergendo in questi giorni, la tanto bistrattata Commissione europea starebbe cercando in tutti i modi di evitare, o perlomeno di procrastinare il più a lungo possibile.

In estrema sintesi siamo di fronte ad un quadro piuttosto fosco che contrasta in modo molto evidente con il livello di consenso che le due forze che compongono la maggioranza possono ancora vantare. Tant’è che i sondaggi più accreditati, pur con una Lega assolutamente dominante rispetto ai suoi partner pentastellati, oramai ridotti al ruolo di zerbino, attribuiscono loro circa il 55 per cento delle preferenze espresse.

Ma prima di stappare lo spumante, sarebbe bene che soprattutto Matteo Salvini e le sue truppe cammellate riflettessero bene sul seguente aspetto: mai come in questo momento i tempi della politica appaiono così diversi. E la prova provata di ciò è fornita dal contraddittorio atteggiamento di una popolazione la quale, se per alcuni versi sembra ancora nutrire grandi speranze nel cambiamento pentaleghista, sul piano delle scelte economiche manifesta la classica prudenza di chi si aspetta l’arrivo di momenti difficili. Ma quando la politica si dovrà necessariamente riallineare con l’economia, similmente a quanto accade per la speculazione finanziaria, non ci sarà più trippa per gatti pure per Salvini e soci.

D’altro canto, in una democrazia dell’alternanza obbligatoria come la nostra, il tempismo continua a fare una grande differenza. In questo caso, ribadendo un concetto già espresso su queste pagine, o si torna al voto molto presto o il partito unico della realtà potrebbe giocare un bruttissimo scherzo all’attuale ministro dell’Interno. Staremo a vedere.

Aggiornato il 28 giugno 2019 alle ore 14:02