I problemi di Quota 100

mercoledì 12 giugno 2019


Non sono affascinato dal dibattito se la Fornero ha salvato l’Italia o l’ha impoverita, perché c’è del vero in entrambe le posizioni. La domanda che dovremmo porci è: era necessario modificare la legge Fornero? Io credo di sì. Altra domanda conseguenziale è se è stata giusta la scelta operata della Lega e dunque da Salvini di modificarla con la quota 100? Io penso di No! Perché ritengo questa scelta classista e discriminatoria, perché favorisce i garantiti e cioè coloro che hanno già un lavoro e non pone un tetto o un limite agli aumenti di età che automaticamente scattano, allontanando sempre più, in particolare per i giovani, l’età di quando potranno andare in pensione. La quota 100 non solo favorisce l’andare in pensione ad una buona parte di dipendenti pubblici, ma amplificherà le difficoltà che in alcuni settori nevralgici della PA già esistono, come ad esempio, nel settore sanitario, dove già da anni abbiamo carenza di personale specialista.

Al Nord, visto il divieto di cumulo lavorativo che prevede quota 100, favorirà una espansione del lavoro nero. In un momento di crisi economica, un governo riformista o che ama il suo popolo non a parole o che abbia un minimo di coscienza sociale si sarebbe dovuto porre il problema oltre che dello sviluppo economico del Paese di come difendere i ceti più fragili o a rischiò di povertà, invece di esasperare con proclami le povertà nostrane con quelle dell’immigrazione regolare ed irregolare, senza in realtà affrontare entrambi i problemi. La prima cosa da fare sarebbe stata quella di applicare la quota 100 a tutti quei lavoratori che avendo i requisiti contributivi e l’età prevista risultino disoccupati, altro aspetto era quello di prevedere il cumulo con le casse private per coloro che sempre risultassero disoccupati ed infine prevedere questa opportunità per il lavoratori reduci di fallimenti o chiusura delle aziende sempre con gli stessi requisiti o prevedendo finestre ad hoc.

Queste scelte avrebbero diminuito sia la disoccupazione reale, ed evitato un surplus di misure assistenziali come il reddito di cittadinanza, mortificante e di dubbia efficacia visto i requisiti, per lavoratori in età pensionabile. Se i Governi Prodi del cosiddetto centrosinistra hanno creato la precarietà lavorativa per i giovani, quelli di centrodestra hanno provato a metterci una toppa senza grandi successi, questo giallo e verde invece penalizza i lavoratori anziani, visto la norma che hanno messo nel bando dei Navigator: a parità di punteggio, invece di favorire il merito, tipo il voto di laurea, si favorisce l’età più giovane. Scelte discriminatorie ma non casuali: il Governo Prodi ha penalizzato i giovani perché allora inesistenti sul mercato del lavoro e dunque non potevano né  protestare né votare, tutelando i vecchi garantiti in quanto serbatoio di voti, sacrificando sull’altare del consenso facile e corporativo il futuro dei giovani; questo governo favorisce i giovani in quanto potenziali loro elettori lasciando per strada i lavoratori “bifronti” e cioè coloro che non hanno ancora l’età per andare in pensione ma sono troppo grandi per trovare altro lavoro.

La seconda Repubblica si è contraddistinta con politiche di spesa corrente che aumentano il divario tra i cittadini e il permanere di una guerra tra le generazioni e tra gli stessi ceti sociali più fragili. E questo governo del falso cambiamento è la tragica e drammatica continuazione di un declino costante.


di Roberto Giuliano