I creativi del debito

 

Che gli economisti penta-leghisti fossero stravaganti, figli di un concetto dell’economia piuttosto strano e creativo, comunque lontano dal comune, si era visto eccome. Sia chiaro, per comune intendiamo la praticabilità, l’utilità, la conoscenza della materia, sarà sicuramente colpa nostra, ma a sentirli, i vari Borghi, Rinaldi, e così via, non solo non capiamo ma facciamo fatica a seguirli. Del resto, se così non fosse, non si spiegherebbe la logica di una finanziaria, che è servita esclusivamente ad inguaiarci con l’Europa e con noi stessi. Tanto è vero che gli effetti peggiorativi di quota 100 e del reddito, si fanno sentire eccome, a partire dalla difficoltà di reperire risorse per la crescita e per abbassare nel Paese il peso fiscale.

L’idea dei “patacones”, cosiddetti minibot, lo sanno anche i bambini, è impraticabile, sia perché stampare moneta è vietato, sia perché farebbero schizzare ulteriormente deficit e debito, insomma una sciocchezza creativa. Ecco perché sul tema più che Mario Draghi, ha ragione il buon senso, la conoscenza delle regole, il sano concetto dell’economia, solo a parlarne è una scriteriatezza che fa il paio con le altre già sentite, sullo stralcio del debito, la riduzione motu proprio.

La realtà è una sola, se non si fossero sprecate le risorse per il reddito e per quota 100, nella finanziaria si sarebbe potuto davvero mettere mano, sia all’abbattimento delle tasse che agli adempimenti della Pubblica Amministrazione. Ecco perché adesso non cresciamo e torniamo indietro, spendere per fare assistenza e mandare anticipatamente a casa persone che invece avrebbero potuto continuare a lavorare tranquillamente, non produce né crescita né fatturato. Oltretutto, in questo modo abbiamo aggravato i conti in vista della prossima manovra, e seppure non facessimo una correzione adesso, ci ritroveremmo tutto il peso a fine d’anno, girarci intorno è polvere di stelle. Inutile ribadire che solamente le salvaguardie Iva valgono 24 miliardi e assieme a tutto il resto sperperato scioccamente, portano ad un totale fra i 40 e i 50 miliardi che andrà reperito, eccome.

Ecco perché c’è poco da prendersela con la Ue e coi mercati, quando si fa il contrario e si fa male, rispetto a quel che servirebbe, la programmazione economica non è il Monopoli, oppure il poker dei foglietti di carta. Assistere a questi giochini politici capricciosi è disarmante, insopportabile è allarmante, per non dire che dentro il governo c’è di nuovo scontro e confusione, il contrario del buon senso e della ragione. Quanto potrà durare ancora questo teatrino francamente è difficile da dire, quando alla logica e alla sapienza si sostituisce l’incompetenza e l’arroganza, resta solo la rabbia e la pazienza. L’Italia non cresce e non riparte perché siamo finiti in mano ad una alleanza innaturale che non ha il minimo senso della cultura dello sviluppo, dell’intrapresa, di come si possa mettere a frutto della crescita la spesa. Su questo tema la Ue non ha colpe, le abbiamo noi, chi è causa del suo mal pianga sé stesso, questo governo deve tornare a casa e farlo adesso, è stato un fallimento lo sappiamo, cari amici qui nessuno è fesso.

 

Aggiornato il 10 giugno 2019 alle ore 12:56