Il Def ha le gambe corte come le bugie

giovedì 18 aprile 2019


Le bugie non sono da ricercarsi nei macro dati economici contenuti nel Def, ma nella serie di impegni che il Governo assume sulla tematica legata al paragrafo sulla “Razionalizzazione del Codice dei Contratti Pubblici e al Decreto Sblocca cantieri”. Il dubbio, anche in questo caso, sulla reale volontà del cambiamento, sta nel fatto che nella premessa di questo specifico paragrafo si dice: “Tra le deleghe approvate dal Consiglio dei Ministri a febbraio 2019 vi è anche quella per la semplificazione, la razionalizzazione, il riordino, il coordinamento e l’integrazione della normativa in materia di contratti pubblici. La norma dovrà portare alla riforma del Codice dei contratti pubblici nel termine di due anni”. Una emergenza come quella relativa al comparto delle costruzioni, dunque, viene già annunciata con una ipotesi temporale di due anni e prende corpo così una prima ammissione a non risolvere uno dei momenti più critici del comparto. Ancora più preoccupante è la elencazione dei principi che tale nuovo documento dovrà contenere; ne riporto solo alcuni per misurarne non solo la genericità ma, addirittura, la inutilità

Non vale la pena entrare nel merito poiché questa elencazione del “nulla” parla da sola,  ma ancora più grave è che questa è la elencazione delle procedure legate alla possibilità di superare l’attuale stasi nell’avanzamento delle opere ricorrendo ad un provvedimento che non esiste ancora, cioè il Decreto Legge ‘Sblocca Cantieri’. Infatti in particolare nel Def si fa presente che in un Decreto Legge, da approvare entro il mese di aprile, sarà necessario affrontare e risolvere, tra l’altro:

Questa serie di impegni, sempre possibili in un futuro da definire, non solo non consente nessuna crescita del Pil né blocca il continuo fallimento di imprese delle costruzioni, ma testimonia, ancora una volta, la strategia del Governo di non volere ammettere una emergenza gravissima; tra l’altro, prima o poi, non potranno più essere nascosti i fallimenti di obiettivi che solo fino a pochi mesi fa ricoprivano un ruolo chiave nel Programma della compagine di Governo, come il “Reddito di cittadinanza” e al “Quota 100”, lo stesso Def, infatti, non ha potuto nascondere gli scarsi effetti delle due misure bandiera. A titolo di esempio bisogna ricordare che ci sono solo 470mila nuovi posti di lavoro a fronte di quasi 1,8 milioni di aspiranti lavoratori beneficiari del reddito di cittadinanza, ai quali andranno peraltro retribuzioni più basse della media. I nuovi occupati serviranno quindi a coprire i posti rimasti vacanti per effetto dei pensionamenti anticipati con Quota 100. Stiamo, forse quindi, vivendo finalmente la fase in cui sta venendo meno il facile lancio delle “promesse”, sta venendo meno la possibilità di “ricorrere al futuro per giustificare il dramma del presente”, sta venendo meno la tecnica di rinviare le decisioni per giustificare la incapacità irreversibile della compagine di governo.

Ormai siamo giunti al punto in cui prima o poi i due Movimenti dovranno ammettere la inconsistenza di programmi e di obiettivi utili solo per la sopravvivenza del Governo, dovranno riconoscere che quando si promette l’impossibile si perde la forza della “credibilità”.


di Ercole Incalza