Venezia tra museificazione e spopolamento

lunedì 4 marzo 2019


Dal 1° maggio, per visitare Venezia occorrerà pagare un ticket d’ingresso. Attraverso il contributo versato per l’acquisto di un biglietto di accesso in città, “il turista giornaliero acquisisce il diritto di potersi muovere liberamente all’interno degli spazi pubblici di Venezia e, conseguentemente, ottiene la facoltà di usufruire dei servizi presenti al suo interno. Ma è giusto introdurre un prezzo per l’utilizzo dello spazio pubblico?”, si chiede Stefano Cozzolino (senior researcher dell’Ils di Dortmund) nel Focus Ibl “Venezia tra museificazione e spopolamento”. È giusto pagare per visitarla?

“Nel caso di Venezia, come del resto nel caso di altre città italiane a elevato flusso turistico, è chiaro che siamo di fronte a un’elevata sproporzione nella distribuzione dei costi e dei benefici. Pochi cittadini residenti (per di più, nel caso di Venezia, sempre di meno) e molti turisti, di cui la maggior parte è giornaliera e dunque usano lo spazio pubblico senza nei fatti contribuire ai costi di gestione”.

Secondo Cozzolino il provvedimento si può giustificare anche sotto un altro aspetto: quello del congestionamento dello spazio pubblico. “Da questo punto di vista, è molto interessante il sistema tariffario previsto dal provvedimento veneziano che differenzia le diverse fasce prezzo in base all’affluenza di turisti prevista. Se funzionerà, tale sistema avrà come effetto principale la redistribuzione dei turisti giornalieri su più giorni”.

Tuttavia, andare nella direzione seguita dal comune di Venezia ha anche delle possibili controindicazioni: invece di aiutare i residenti e limitare il fenomeno dello spopolamento potrebbe “condurre la città verso una sua ulteriore progressiva museificazione”.

Come infatti conclude Cozzolino, “non va dimenticato che le cause dietro allo ‘spopolamento’ dei centri storici italiani sono ben più complesse. Pensare che il turismo mordi-e-fuggi sia il vero problema vuol dire non comprendere assolutamente il funzionamento delle dinamiche urbane. Da una parte è possibile facilitare realmente la vita dei residenti (questo vuol dire, ad esempio, agevolare le aperture di nuove attività, poter modernizzare/adattare/densificare il tessuto edilizio, investire in servizi alla persona, ecc.). Dall’altra però occorre comprendere che ci sono dinamiche globali che sono difficili da governare, come ad esempio l’aumento del turismo”.


di Istituto Bruno Leoni