Infrastrutture, dal 2008 persi 539mila posti lavoro

martedì 26 febbraio 2019


Il cantiere dell’edilizia non è ripartito dopo la crisi, nel nostro Paese: sono, infatti, 539.000 i posti di lavoro sfumati dal 2008 al 2017 (il 44% al Nord, il 40% nel Mezzogiorno ed il 16% nelle regioni centrali). E a pagare il conto più “salato” sono stati gli italiani (-498.000, di cui buona parte giovani), mentre hanno contenuto i danni gli stranieri extra-comunitari (-41.000), e specialmente quelli comunitari, in maggioranza romeni, calati di “sole” 1.000 unità (-0,8%).

Nel frattempo, al Sud la piaga dell’irregolarità ha guadagnato terreno, visto che “è passata dall’11,4% del 2008 al 15,8% del 2016, rendendo così l’edilizia il secondo comparto produttivo, dopo quello agricolo, con il più alto livello” di occupazione “sommersa”. È la fotografia scattata dall’Osservatorio statistico dei consulenti del lavoro, che ha anticipato gli esiti di una ricerca sugli effetti della congiuntura negativa sulle infrastrutture, presentata ieri a Genova. L’edilizia ha avuto il fiato corto, nel decennio precedente, in tutta Europa (dove si sono persi complessivamente 3,4 milioni di posti), tuttavia mentre gli altri Paesi sono riusciti a compiere passi in avanti, la Penisola non ce l’ha fatta ad arrestare l’emorragia di occupati, e soltanto nel 2017 ha registrato un aumento di 5.000 unità; gli impiegati nel settore non in regola, come accennato, si collocano principalmente nel Mezzogiorno, dove “quasi un edile su quattro lavora in nero (23,7%), quota che scende al 27,9% al Centro e al 10,4% nel Settentrione”.

Il dossier fornisce pure un “identikit” del personale attivo nel comparto: oltre la metà ha conseguito al massimo la licenza media (55,1%), il 40,8% il diploma e soltanto il 4,1% è laureato, e ciò si riflette sul tasso di professionalità, giacché “l’81,6%” svolge mansioni considerate “mediamente qualificate”.

A giudizio del presidente della Fondazione studi dei consulenti del lavoro, Rosario De Luca “investire in infrastrutture e ridurre il costo del lavoro sono le direttrici principali con cui far ripartire l’economia italiana, creando occupazione”. Parole che trovano una corrispondenza con quanto affermato ieri, a Londra, dal presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, che apprezza la risposta del vicepremier Luigi Di Maio al suo appello per la riapertura dei cantieri. E punta ad incontrarlo “a breve”.


di Redazione