“Crisi globale” e “recessione tecnica”, attacco ai risparmi

Più d’un decennio fa il sistema finanziario globale partoriva la “grande crisi” per asservire alla gleba (nei Paesi occidentali) il ceto medio in ascesa economica. Operazione di pura ingegneria finanziaria per pianificare povertà ed irrobustire la corte dei potenti del pianeta. Ovviamente avevano anche individuato l’uomo a cui addossare la colpa, un certo Bernard Lawrence Madoff, che ovviamente finiva in galera. L’eredità creata dal genocidio finanziario ancora pesa sulla nostra Italia: gli “attivi deteriorati” sono serviti a soffocare il sistema bancario, per frenare la produttività e la liquidità che commercianti ed artigiani reinvestivano nelle loro attività. Un vero e proprio omicidio, col tacito consenso di Monti, che ha gestito l’economia italiana per conto del sistema finanziario globale. Ancora oggi gli italiani pagano per la politica delle maniere forti con i risparmiatori e delle galanterie con la finanza. La ricapitalizzazione delle banche ad opera del governo dei “responsabili” decollava con la criminalizzazione del risparmio, e con la minaccia d’una pesante patrimoniale sul Paese.

A dieci anni dai nefandi eventi, le banche statunitensi si sono riprese, sostenute anche dalle brillanti performance economiche delle imprese Usa in era Donald Trump: nessuno negli Usa s’è permesso di premiare le banche e criminalizzare il risparmiatore. Oggi vantano solide situazioni patrimoniali, come dimostrato dagli stress test periodici della Fed: esibiscono quote di utile distribuito superiori al 100 per cento (restituiscono l’eccedenza di capitale agli azionisti). Anche i bilanci delle banche inglesi sono in salute e capaci di sopravvivere all’uscita dall’Unione europea: stando ai recenti stress test della BoE (Banca d’Inghilterra) gli inglesi stanno oggi economicamente meglio e gli artigiani ringraziano la Brexit.

È in Europa, nell’Ue, che il quadro è a tinte fosche e truffaldine. I grandi istituti dei paesi ricchi dell’Ue, che hanno beneficiato di piani di salvataggio su misura (ricordiamo Ing, Ubs, Kbc) si sono ripresi in maniera frettolosa e dopata, ed a spese di banche e risparmiatori dei paesi più poveri dell’Ue (Italia, Grecia, Portogallo...). L’Italia è stata messa nell’angolo, anzi seduta sulla poltrona di Fracchia (quella dove si sta scomodi e si scivola) e costretta ad ingurgitare gli attivi tossici delle banche. L’economia dell’eurozona è finanziata per due terzi dalle banche: le piccole e medie imprese rappresentano i due terzi dell’economia italiana, ma dall’Ue è giunto ordine di diminuire i prestiti bancari verso le Pmi italiane.

Quindi la politica bancaria che subisce l’Italia è esattamente agli antipodi di quella Usa, dove il sistema finanziario assorbe le perdite continuando ad erogare prestiti all’economia reale, e questo avviene anche in Germania, Olanda e Danimarca. In Italia è mancata la stimolazione della crescita, ecco perché il Pil è rimasto quasi fermo al momento della botta di crisi. In pratica è continuata quell’apnea al Paese iniziata in era Monti.

Così la Brexit favorisce il sistema economico di Stati Uniti e Regno Unito. Mentre in Europa la Germania ha deciso di far pesare tutte le perdite sull’Italia. L’Italia viene messa così in “recessione tecnica” dal sistema bancario europeo. Questo avviene per infliggere la condanna a morte non tanto al governo giallo-verde, ma al sistema economico italiano. E tutto avviene in modo che l’Italia non possa trasferire il fardello sull’Unione europea: la manovra tedesca verte sull’aggravare la debolezza dell’apparato bancario italiano, innescando una crisi tombale del debito sovrano.

Di fatto il sistema bancario europeo, tanto protetto da Bce e Ue, si basa di fatto su ingiustizie ed ipocrisie. È di qualche giorno fa la notizia del salvataggio (per mano pubblica tedesca) dell’istituto “Nord Lb”: in palese difformità con quanto vietato, all’Italia, ovvero statalizzare una banca ed aiutarla con soldi pubblici (aiuto di Stato avallato per la Germania e bocciato per l’Italia).

Di fatto la Germania è stata la nazione che più di tutte ha sostenuto le ragioni del bail-in per le banche dei paesi poveri dell’Ue, evitando che venisse applicato per le ricche economie germanofone (Germania, Austria e Paesi Bassi). Così Berlino ha dato quattro miliardi di euro alla Nord Lb. E la Commissione Ue, intransigente con le banche italiane, continua a mostrare atteggiamenti di favore con la Germania. Così vengono strangolati azionisti, obbligazionisti e correntisti delle popolari italiane, ed anche l’altra banca tedesca (Hsh Nordbank) continua ad essere avvantaggiata con aiuti pubblici (dal 2013 ad oggi è un fenomeno senza soste).

Oltre alla Nord Lb (banca di Bassa Sassonia e Sassonia-Anhalt) soldi sono andati anche alle Sparkassen (casse di risparmio tedesche, anch’esse rese pubbliche). Bruxelles avalla di fatto l’incongruenza, aiutando la distruzione di valore per gli azionisti di banche dei paesi poveri dell’Ue, parimenti agevolando chi s’è messo nelle mani delle banche tedesche. Quotidianamente il Parlamento tedesco fa interrogazioni a Bce ed Ue sulle banche italiane e sui loro titoli di Stato. S’informano su come proceda il lento avvelenamento del Belpaese.

Aggiornato il 15 febbraio 2019 alle ore 14:26