La scommessa speculativa per bruciare i risparmi nell’Era gialloverde

I lettori de L’Opinione sono già stati resi edotti sull’esposizione speculativa, generata dalla vendita del debito pubblico italiano ai signori mondiali della finanza. Ecco perché Bot e Btp continuano ad essere sotto osservazione del sistema finanziario internazionale. Ed è grama consolazione che l’ultima asta di Bot italiani (quelli a sei mesi) abbia visto l’assegnazione allo 0,163 per cento, rispetto alla precedente asta fissata allo 0.159%. Di fatto la politica finanziaria nazionale non sta facendo nulla per prevenire il baratro, ovvero nessuno sta lavorando alla nazionalizzazione del debito pubblico, decrementando l’internazionalizzazione dello stesso.

Il default dello Stato italiano (ovvero il fallimento gestito presso una corte Ue) è solo una minaccia o è una strada che le nazioni ricche dell’Ue vorrebbero percorrere? È evidente l’ingenerosità dei partner europei. Dimentichi di quanto l’Italia abbia aiutato l’Europa, vestendosi spesso da cuscinetto per attutire la durezza schizofrenica della politica bancaria tedesca.

Perché è ormai chiaro anche a tutti che lo spread non rappresenti un rischio sistemico. Lo spread è unicamente uno strumento di pressione politico-bancaria. Ed ormai è chiaro il rapporto ombelicale tra l’alta finanza tedesca e la speculazione internazionale: un duo che pedala continuamente verso il rialzo, per non permettere che l’Italia possa svincolarsi dal giogo speculativo. Oggi i tassi dei Bot sono posizionati appena sopra lo zero, ed i Btp a lunghissimo termine superano di pochissimo il 3 per cento (parliamo di danaro bloccato su scadenze quinquennali): quindi lo straniero ci tiene col coltello alla gola e senza grandi guadagni, e le banche evitano di vendere i titoli di stato agli italiani danarosi (ai correntisti italiani piazzano solo gli speculativi: forse per bruciare il risparmio?).

I “timori sull’Italia” erano stati inventati nel biennio 2011/2012, perché la finanza internazionale sapeva che la classe dirigente italiana aveva scarsa esperienza in materia speculativa. Anzi, il fallimento di Lehman Brothers venne sfruttato dal “sistema finanziario” per gettare timori sui correntisti italiani. Parallelamente i “manovratori finanziari” utilizzarono anche lo spettro del fallimento dello Stato greco per aprire la strada ad un eventuale fallimento dell’Italia: il default greco è servito per abbassare la qualità della vita nelle cosiddette nazioni povere dell’Ue, e conseguentemente aggredirne i patrimoni pubblici e privati minacciando sanzioni ed effetti collaterali internazionali.

La Grecia ha rappresentato l’esperimento, la prassi per il “sistema finanziario” andrebbe applicata in Italia. Ma quando il cittadino potrà intuire l’avvicinarsi del fallimento dell’Italia con rischio d’ipoteca della Bce su mattoni pubblici e privati? Semplicemente quando improvvisamente la curva dei tassi d’interesse su Bot e Btp (calcolata almeno nell’arco di tre scadenze semestrali: 18 mesi) dovesse appiattirsi: ovvero rendimento zero su zero con sola e scadenzata restituzione del capitale. Questo sarà il segnale che i mercati scommettono, e fuori dai nostri confini, sull’insolvibilità dell’Italia.

Ecco che non si può che consigliare, ed almeno fino al 2022, d’investire in beni di rifugio (oro, argento, opere d’arte di certa certificazione, auto d’epoca, preziosi), oppure depositi di contanti ben occultati (paradiso domestico, equipollente interno di quello fiscale). L’italiano che riesce a convincere i consulenti delle banche ad investire i propri risparmi sul portafoglio titoli di stato (Bot e Btp), che lo faccia sempre in maniera da diversificare le varie scadenze, per ripararsi dalle oscillazioni e dalle emergenze prima della scadenza del titolo, e pregando non arrivi il default. Certamente i consulenti dirotteranno l’investitore su rischiosissimi titoli speculativi, consci che comunque lo Stato italiano onorerà sempre il debito verso Bot e Btp: i consulenti hanno preciso ordine di bruciare il risparmio interno sul mercato degli speculativi (figli dei tristemente noti derivati).

Obiettivo della finanza internazionale è stressare ancor più i nostri titoli, sfruttando la criticità del rapporto tra politica economica dell’Esecutivo Conte e Ue/Euro. I grandi speculatori vorrebbero realizzare entro il 2019 un fallimento sul modello argentino, e questo lo sanno i tecnici di Putin quanto quelli di Trump. Ma sia il governo russo che quello Usa tifano per l’Italia, consci che gli speculatori siano anche i finanziatori di certa stampa anti-Putin ed anti-Trump. E nonostante l’incertezza regni sovrana, lo spread s’è fermato, sinonimo della quiete prima della tempesta.

 

Aggiornato il 29 novembre 2018 alle ore 15:58