Bankitalia: ora più rischi, da banche a fuga da Btp

venerdì 23 novembre 2018


Capitali esteri in fuga dal debito italiano come non accadeva dal 2012, ricchezza delle famiglie intaccata da un calo del 9% dei Btp, banche più vulnerabili. E un impatto sull’economia che “rischia di vanificare” gli effetti espansivi delle manovra, le cui stime di crescita poggiano su moltiplicatori del bilancio “piuttosto elevati”.

È il quadro tratteggiato dal Rapporto sulla stabilità finanziaria della Banca d’Italia, che a cadenza semestrale passa ai raggi X l’economia italiana e nell’edizione di novembre tira inevitabilmente le somme sui primi mesi del nuovo governo. Filo conduttore “il forte rialzo dei premi per il rischio (cioè lo spread a oltre 300, ndr) derivante dalle incertezze sull’orientamento delle politiche economiche e di bilancio”. Che se “pronunciato e persistente” - come paventa una nota di Moody’s visto il braccio di ferro Roma-Ue - aumenta il rischio che il debito salga, anziché scendere, con una spesa per interessi che rincarerebbe di oltre 5 miliardi nel 2019 e 9 miliardi nel 2020. Nella fotografia di Via Nazionale gli investitori esteri hanno effettuato fra aprile e giugno “ingenti disinvestimenti” dai Btp scendendo al 24% del totale, tre punti percentuali in meno. E anche l’ultima edizione del Btp Italia, nella fase riservata agli istituzionali, ha visto latitare la componente estera con il risultato che il 93% è stato sottoscritto da investitori italiani. Una fuga che secondo Bankitalia non si vedeva dalla primavera del 2012 in cui lo spread viaggiava a 400 e avrebbe spinto Mario Draghi ad annunciare il ‘bazooka’ della Bce per difendere l’euro dal “rischio di ridenominazione”, la frammentazione innescata dal contagio greco. Rischio che sembrava lontanissimo, e che invece nella percezione dei mercati riaffiora, questa volta indotto non dal contagio ma da fattori tutti italiani.

“Le quotazioni dei titoli pubblici italiani - mette nero su bianco Bankitalia - hanno incorporato un rischio di ridenominazione del debito significativo”. La ‘fuga’ dei capitali esteri dai Btp - contrariamente ai progetti del governo - non è affatto compensata dai risparmiatori italiani, fermi nelle ultime statistiche al 5%: a comprare è soprattutto la Bce (e Bankitalia) con il quantitative easing, che però termina gli acquisti netti a dicembre, e le banche. Ciò non ha impedito a quel -9% del valore dei Btp di ridurre la ricchezza finanziaria delle famiglie del 2% (poco meno di 85 miliardi) nei sei mesi a giugno, con “un’ulteriore perdita di valore di circa l’1,5%” negli ultimi mesi. Inevitabilmente, al centro dei rischi di stabilità ci sono le banche. Ogni 100 punti base in più di spread rischiano (sulla base dell’esperienza del 2010/2011) di tradursi in 30 punti base dei tassi sui mutui, e di 70 sui quelli alle imprese. Le banche - specie le più piccole che hanno maggiori quote di Btp in pancia - nei primi sei mesi dell’anno hanno visto il capitale Cet1 ridursi di circa 60 punti base al 13,2%. La liquidità netta - data anche dai rifinanziamenti della Bce in cambio di titoli a garanzia che si sono svalutati - è scesa al 12,5% dell’attivo a luglio dal 17,1 di due mesi prima. Ed è “particolarmente esposto” al rischio sovrano il settore assicurativo, avverte Bankitalia. Segnali di forte vulnerabilità, anche se il Rapporto evidenzia i punti di forza del Paese: basso indebitamento privato, ampio avanzo commerciale e posizione debitoria netta verso l’estero “pressoché azzerata”.


di Redazione