Petrolio ai massimi da 4 anni, Opec ignora Trump

Opec e Russia ignorano il pressing di Donald Trump e il prezzo del petrolio schizza ai massimi da quattro anni. Le quotazioni del Brent hanno sfiorato gli 81 dollari al barile (a 80,94) per la prima volta da novembre del 2014 e il greggio Wti viaggia sopra i 72 dollari, ma ora i principali operatori di trading petrolifero vedono assai probabile un ritorno a quota 100 dollari. Al vertice in Algeria, l’Opec e i suoi alleati hanno fatto capire di non avere alcuna intenzione di prendere ordini dal presidente degli Usa e hanno snobbato la sua richiesta di aumentare la produzione per compensare l’effetto delle nuove sanzioni imposte all’Iran. Le restrizioni scatteranno il 4 novembre e la scorsa settimana Trump aveva inviato un tweet dai toni minacciosi ai maggiori produttori di greggio chiedendo di intervenire in modo da scongiurare un’impennata dei prezzi.

Ma la posizione dell’Opec si è rivelata molto cauta, se non reticente. In particolare Russia, Arabia Saudita ed Emirati hanno assicurato di “avere la capacità di soddisfare le esigenze del mercato” ma di non avere intenzione di attivarsi “preventivamente” per supplire al calo di circa 2 milioni di barili al giorno di esportazioni iraniane previsto per il quarto trimestre. In ogni caso, un intervento tempestivo sarebbe anche difficile sotto il profilo tecnico. Con tutta probabilità, avverte il governatore dell’Opec iraniano Hossein Kazempour Ardebili, gli altri Paesi del cartello “dovrebbero attingere alle proprie riserve, ma sarebbe solo una soluzione a breve termine” e non eviterebbe un rialzo del prezzo del greggio, come è “già successo ai tempi del primo round di sanzioni contro l’Iran nel 2014-2016”.

La reazione dei mercati è stata chiara e per il co-fondatore di Mercuria Energy Group, Daniel Jaeggi, “è plausibile un picco dei prezzi a 100 dollari al barile” nei prossimi mesi. Per Bank of America, se per il 2019 è ancora ipotizzabile lo scenario di quotazioni sugli 80 dollari, va tenuto conto che il messaggio dell’Opec segnala “la probabilità di un picco e di uno choc petrolifero” simile a quello del 2008 quando il Brent correva verso i 150 dollari al barile. Per Citigroup, “gli equilibri precari” potrebbero portare i prezzi “ben oltre i 90 o addirittura 100 dollari”. Ma al di là dell’Iran e delle tensioni tra Opec e Trump, il rialzo del greggio appare inevitabile anche per i “mancati investimenti”.

Ne è convinto l’amministratore delegato dell’Eni, Claudio Descalzi, il quale spiega che “negli ultimi quattro anni il mondo dell’energia non ha investito come avrebbe dovuto. Credo quindi che purtroppo il prezzo del petrolio salirà”.

Aggiornato il 24 settembre 2018 alle ore 19:39