Attesa Ue per conti Italia, occhio a riduzione debito

Per ora, ufficialmente, la Commissione Ue non si scompone di fronte alle diverse ipotesi di intervento sui conti pubblici che circolano in questi giorni a Roma. Inclusa quella di far salire il deficit per trovare spazio a flat tax e reddito di cittadinanza.

Ma l’attesa per l’aggiornamento della nota del Def a fine settembre, e della nuova Legge di Bilancio a metà ottobre, quest’anno è più alta che mai. Perché dopo un avvio di confronto considerato buono e costruttivo, con il ministro Giovanni Tria che a giugno aveva rassicurato l’Europa sul rispetto degli impegni, il clima sta cambiando. Già dal secondo appuntamento a Bruxelles, a luglio, Tria aveva comunicato ai commissari Ue Dombrovskis e Moscovici che l’aggiustamento dei conti richiesto per il 2018 e il 2019 rischia di avere effetti negativi sulla crescita già compromessa dal rallentamento generale. Aveva quindi annunciato che il suo Governo non è disposto a fare sforzi troppo forti. Ciononostante, l’Ecofin aveva lasciato intatte le richieste all’Italia nelle conclusioni con cui adotta le raccomandazioni di maggio della Commissione. Una correzione del deficit strutturale di 0,3% per quest’anno e di 0,6% per il prossimo. Numeri eccessivi per l’Italia, che il ministro vuole discutere con Bruxelles aprendo un confronto a tutto campo non solo sugli obiettivi di finanza pubblica ma anche sulle misure e sui risultati che da queste ci si attende. Perché alcuni interventi, come riattivare in modo massiccio gli investimenti, potrebbero avere un impatto significativo per i conti fin da subito. Tria ha ribadito anche in questi giorni che non è in discussione la riduzione del debito, concetto caro a Bruxelles. In discussione ci sono tempi e modi della riduzione, e su questo partirà il confronto fin dai primi giorni di settembre. Prima occasione per il faccia a faccia sarà l’Ecofin informale di Vienna, il 7 e 8 settembre.

Bruxelles, che finora ha sempre concesso all’Italia tutta la flessibilità richiesta anche quando le clausole ufficiali erano terminate, è disponibile al confronto. Le linee rosse sono sempre le stesse: ridurre il debito e non forzare la mano sui conti tanto da agitare i mercati. Per il resto, la Commissione non ha una strategia definita in questo momento, perché anche le sue armi, cioè le minacce di procedure, sono spuntate: la valutazione finale dei conti italiani si farà a maggio, negli ultimi giorni della campagna elettorale per le europee previste a fine mese. È dunque improbabile che una Commissione uscente guidata da un esponente del Ppe punisca un Paese come l’Italia, con il rischio di far guadagnare consensi ai partiti euroscettici in ascesa su quelli tradizionali.

Aggiornato il 10 agosto 2018 alle ore 19:27