Il Def “asettico” è pronto, tempi incerti

Confermata la crescita, nel quadro tendenziale resta aumento Iva il Def “asettico” con il solo quadro macroeconomico tendenziale, quello cioè prospettato dai tecnici del Tesoro a legislazione vigente, è pronto, messo a punto per filo e per segno al ministero dell’Economia.

Tuttavia i tempi per la presentazione del Documento in Consiglio dei ministri e poi in Parlamento sono ancora incerti. La prima occasione utile potrebbe essere quella di oggi. In mattinata è in programma un cdm per la proroga del prestito ponte di Alitalia e per l’allungamento dei tempi di negoziazione per la vendita della compagnia aerea di bandiera. L’approvazione e l’immediato passaggio alle Camere consentirebbe di rispettare la scadenza ufficiale per l’invio a Bruxelles il 30 aprile, ma non è detto che il Documento approdi effettivamente sul tavolo dei ministri nelle prossime ore. Senza fare torto alla Commissione europea, che si è mostrata piuttosto flessibile sulla tempistica, il governo potrebbe infatti darsi qualche giorno in più, forse nell’attesa dei risultati del mandato esplorativo conferito a Roberto Fico.

Le ipotesi sono diverse. Sia quella di un’alleanza M5S-Pd che quella di una “proroga” del Governo Gentiloni nel caso di nuove elezioni spingerebbero ad allungare un po’ i tempi per delineare un Def più pregnante, cioè completo anche del quadro programmatico o quanto meno di qualche indicazione politica per i mesi a venire. L’incognita più grande non è tanto l’andamento del Pil, almeno per quest’anno. Nel 2018 il ritmo di crescita dell’economia dovrebbe infatti rimanere sostanzialmente in linea con quanto già previsto (al limite con una piccola revisione al rialzo all’1,6%, nonostante il rallentamento del primo trimestre). Il vero rischio è legato piuttosto alle clausole di salvaguardia e agli aumenti Iva necessari per risanare i conti pubblici e rispettare le regole europee di pareggio di bilancio.

Fino alla fine del 2018, i rialzi sono scongiurati, ma il problema si pone dal 2019, anno su cui gravano 12,4 miliardi di aumenti, e il 2020, con ben 19,1 miliardi. Uno scatto in avanti dell’imposta penalizzerebbe i consumi e, secondo quanto il Mef si appresta a indicare nel Documento, avrebbe un effetto recessivo anche sul Pil, con un temuto rallentamento nel prossimo biennio. Una nuova contrazione dell’economia approfondirebbe ulteriormente il gap con gli altri Paesi europei, dove la crescita prosegue ormai rapidi, ed avrebbe un inevitabile automatico effetto anche sui livelli di deficit e debito.

Aggiornato il 26 aprile 2018 alle ore 15:23