Rapporto Oxfam: buone notizie, nonostante i pregiudizi

I ricchi sono sempre di più: una simile osservazione dovrebbe far piacere a tutti quelli che hanno a cuore una più orizzontale distribuzione della ricchezza: sottintende che la vetta della piramide sociale, anziché farsi più appuntita, si arrotonda sempre più; che si crea ricchezza e la ricchezza così creata più facilmente passa di mano.

E invece, nel suo rapporto annuale sulla disuguaglianza, Oxfam denuncia con vigore il fatto che il 2017 sia stato un anno record per il numero di nuovi ricchi e si indigna che l’1% della popolazione mondiale possieda di più del restante 99 per cento. 

Il paradosso di Oxfam è che, tutta presa com’e dall’alimentare l’invidia sociale verso chi si trova in cima, perde di vista lo straordinario cambiamento che sta attraversando il fondo: cioè la più grande storia di miglioramento, crescita, progresso e speranza che sia possibile raccontare.

Al di là della metodologia utilizzata da Oxfam, da più parti criticata per il modo disinvolto con cui tratta i dati e mischia informazioni provenienti da fonti diverse e non sempre comparabili, la questione è il messaggio alla base dell’intera operazione: che il capitalismo alimenta le differenze e che queste ultime sono necessariamente una manifestazione di ingiustizia. Ne siamo sicuri? E, soprattutto, siamo certi che il bilancio degli ultimi (inserite un numero a piacere) anni sia così negativo? 

Basta navigare sul sito www.ourworldindata.org per capire quanto incredibile sia il miglioramento che ha sconvolto, in positivo, le sorti di miliardi di esseri umani. E non ci sono dubbi che il sistema capitalistico, lo sviluppo tecnologico, la progressiva apertura dei mercati e la globalizzazione abbiano tutti contribuito a questi giganteschi passi avanti. Certo, la disuguaglianza può essere un problema molto sentito a livello sociale e politico; ma spesso nasce dall’opposto della globalizzazione e del mercato, ovvero da tutte quelle norme e da quei privilegi che impediscono la concorrenza e la mobilità sociale. C’è quindi molto da fare, ci sono tante ingiustizie da denunciare e tante cose da migliorare. Ma negare il trend in atto è troppo cinico persino per chi sia mosso dai più sedimentati pregiudizi.

Aggiornato il 24 gennaio 2018 alle ore 08:07