Il Consiglio di Stato: “Il Tar esamini subito la tassa Airbnb”

Il Consiglio di Stato “apre” ad Airbnb e, accogliendo in parte l’appello presentato contro la decisione assunta dal Tar a ottobre, rimette in moto la questione legata alla tassa sugli affitti brevi, che nel precedente round si era chiusa a sfavore dei gestori della rete di case vacanza. Con un’ordinanza depositata ieri, la IV sezione ha disposto che il Tar predisponga una “immediata fissazione” dell’udienza di merito per valutare le questioni sollevate da Airbnb Ireland Unlimited Company e Airbnb Payments Uk Limited. Questioni “meritevoli di un attento apprezzamento”. “Il Consiglio di Stato - commenta Alessandro Tommasi, public policy manager di Airbnb Italia - ha accolto il nostro ricorso d’urgenza, riconoscendo che la cosiddetta tassa Airbnb è in palese violazione del diritto europeo e chiedendo che il caso venga affrontato il prima possibile in udienza dal Tar, anche investendo la Corte di Giustizia”. 

La cedolare secca sugli affitti brevi al 21% è stata introdotta con la manovra correttiva di primavera. Airbnb la impugnò di fronte al Tar Lazio, che a ottobre, pur riservandosi di approfondire alcuni punti di rilevanza anche comunitaria, affermò che “non si palesano discriminatorie laddove esse ragionevolmente si applicano, per la parte relativa agli obblighi di versamento, solo agli intermediari che intervengono nel pagamento del canone di locazione”. Una sentenza contro cui Airbnb ha presentato appello, forte anche di una pronuncia dell’Antitrust, che a fine novembre ha prospettato possibili danni per l’utenza derivanti dalla tassa e il rischio di un’alterazione della concorrenza. Ora, con la decisione appena arrivata, i giudici del Consiglio di Stato chiedono che il Tar fissi al più presto l’udienza di merito perché “le molteplici questioni dedotte dalle appellanti in relazione alla paventata lesione del diritto dell’Unione Europea appaiono meritevoli di attento apprezzamento e come tali devono essere approfondite nella più opportuna sede del merito”. “Abbiamo dovuto aspettare - osserva Tommasi - ma oggi vediamo riconosciute le nostre ragioni. Ora tocca al Governo cogliere il messaggio forte e chiaro che arriva dal Tribunale e dall’Authority, prendendo definitivamente atto che il testo così com’è non funziona. Si riparta dal confronto: quella attuale è una legge approvata dopo una riformulazione notturna e frettolosa; si eviti di ripetere l’errore e la si ripensi integralmente”.

Aggiornato il 13 dicembre 2017 alle ore 21:29