La “Piccola Industria” unita per eleggere Carlo Robiglio

Con orgoglio, vedo all’interno di Confindustria una Piccola Industria molto unita. Oggi, in un Paese che deve agguantare la ripresa è un grande valore per tutti avere una Confindustria unita, dà grande forza e quindi speranza per il futuro”.

Carlo Robiglio, classe 1963, si avvia a diventare il leader di un pilastro portante di via dell’Astronomia, la Piccola Industria, che in modo compatto ha espresso un candidato unico per l’elezione del nuovo presidente, il 23 novembre alla scadenza del mandato di Alberto Baban. Stimato, molto cordiale e alla mano, determinato e spinto da grande passione - così lo descrivono i colleghi - è l’imprenditore a cui a ottobre 2016 è stato affidato, in una fase delicatissima, il compito di traghettare come presidente pro-tempore il gruppo Sole 24 Ore verso una nuova governance (è oggi vicepresidente). È fondatore, presidente e Ceo della holding Ebano (nel campo editoriale, leader di mercato in Italia nei corsi professionali, formazione a distanza ed e-learning). In una intervista all’Ansa si presenta così: “Sono orgogliosamente imprenditore di prima generazione, molto legato alle radici del mio territorio, quello lombardo-piemontese (nato a Torino, trasferito a Novara) ma attento a tutta la nostra grande cultura nazionale e europea. Oggi ho l’occasione di portare questa mia fortissima passione di imprenditore anche in una dimensione associativa fondamentale per il rilancio di questo Paese”. Dopo una “nuova” generazione di presidenti molto apprezzati dalla base, Marco Gay alla guida dei giovani e Alberto Baban alla “Piccola”, entrambe le componenti hanno scelto senza contrapposizioni un nuovo leader (mentre sono state all’ultimo voto le elezioni prima di Giorgio Squinzi e poi di Vincenzo Boccia alla presidenza).

Si sta costruendo così una nuova Confindustria? “È un processo lento ma di sicuro è un processo che non si ferma e che porterà ottimi risultati: vedo molti volti nuovi, sono soprattutto imprenditori innovatori e questo è importante. Non mi piace perdermi nelle diatribe sul fatto se Confindustria deve o non deve cambiare. Siamo tutti noi che dobbiamo cambiare”. Quindi “innovazione”, “attenzione alla comunità di riferimento, ed al sociale. Questo e l’imprenditore del domani”. Carlo Robiglio è il candidato leader della “Piccola Industria” ma dice: “Questa definizione non mi piace”. E spiega: “Il mondo cambia velocemente, sta cambiando anche il nostro Paese”. Un perimetro associativo “legato a fatturati e dipendenti non è attuale, è fuorviante”, ora bisogna invece guardare “alla qualità dell’imprenditore, alla capacità di innovare, di aprirsi, di determinare sostenibilità e crescita dell’impresa”. Piccoli? “Il problema è se lo si è o meno nella testa”. Non può essere “un distintivo”, non è “un club”: “Noi siamo una unica Confindustria: il 98 per cento e oltre delle imprese associate sono Pmi. Dobbiamo abbattere le barriere per far diventare tutti grandi imprenditori, non tanto in termini di dimensioni ma di qualità”.

La mission? “Credo fortemente su due assi portanti. Ritrovare una forte identità di Confindustria. E serve tantissima cultura d’impresa, unopera di evangelizzazione ndustriale nel Paese ma anche nella testa di tanti piccoli imprenditori, per portarli a comprendere aspetti che in molti oggi ancora non hanno ben chiari: tanti hanno creato la sua impresa, ne sono innamorato, non vogliono aprire il capitale. Per il mio programma voglio dialogare con i territori, recepire le best practice, lavorare tutti insieme perché di programmi calati dall’alto ne sono piene le fosse”.

Aggiornato il 25 ottobre 2017 alle ore 09:51