Istat: spesa più cara, frenano risparmi e potere acquisto

I risparmi delle famiglie si assottigliano, toccando i minimi da fine 2012. Colpa dei prezzi, il cui risveglio erode i portafogli e pesa sui consumi. Magari si comprano le stesse cose ma per comprarli si spende di più, in un flusso più sostenuto rispetto ai redditi, soprattutto se considerati in termini reali, al netto dell’inflazione. Il potere d’acquisto infatti resta al palo. Insomma la fotografia dell’Istat sui bilanci domestici infligge un altro colpo all’immaginario che vuole gli italiani più formiche che cicale. Tra aprile e giugno di quest’anno il tasso di risparmio è stato pari al 7,5%, quasi dimezzato rispetto ai picchi pre-crisi. Il calo si fa sentire anche trimestre su trimestre e nel confronto con l’anno scorso (quando era al 9%). La spiegazione matematica è semplice: i consumi salgono più della ricchezza, sia sul piano congiunturale (+0,4% contro +0,2%) che tendenziale (+2,7% a fronte di +0,9%). Ma dietro lo scarto tra spesa e redditi cosa c’è? Una risposta univoca forse manca ma tutti gli indizi puntano sull’inflazione: il ritorno alla crescita dei prezzi è stato veloce, seppure non vertiginoso.

Da una situazione piatta si è passati nel giro di mesi a un tasso che oscilla sopra l’1%. Le famiglie non hanno avuto quindi il tempo di cambiare strategie di consumo, mantenendo gli esborsi in positivo, seppure qualche rallentamento inizia a notarsi. Tuttavia sulla tenuta della spesa potrebbe avere inciso anche la ventata di ottimismo, come d’altra parte testimonia il clima di fiducia, in progressivo miglioramento. Le famiglie vedono dunque rosa anche se al momento i redditi viaggiano in frenata. Peggio va per il potere d’acquisto, azzoppato sempre dai prezzi: resta fermo rispetto ai primi tre mesi dell’anno e scende dello 0,3% a paragone con lo stesso periodo del 2016, come non accadeva da quattro anni. Se l’inflazione resterà sugli stessi livelli di oggi, o salirà, le famiglie potrebbero trovarsi davanti a un bivio: continuare a spendere, intaccando ancora i risparmi, o dare un taglio al carrello e allo shopping, rimpinguando le riserve. Ma potrebbe comparire un jolly: l’aumento dei redditi, che sia conseguenza di più lavoro o di rinnovi contrattuali (si pensi agli statali). Uno scenario “best”, questo, che permetterebbe di spalmare l’extra tra casseforti e acquisti.

Aggiornato il 04 ottobre 2017 alle ore 10:38