Riparte l’assalto alla diligenza dell’Inps

Sul tema nodale delle pensioni, che per la cronaca rappresentano il capitolo più rilevante nel bilancio pubblico, riparte il tradizionale balletto autunnale. Il Governo, confidando su un insperato incremento di gettito, per bocca del ministro del Lavoro Giuliano Poletti annuncia l’arrivo di qualche manciata di pasti gratis, sotto forma di vitalizi anticipati - la cosiddetta Ape social - in favore di alcune categorie femminili, ma i sindacati tradizionali non ci stanno, giudicando insufficiente l’ennesimo assalto alla disastrata diligenza targata Inps. In particolare, la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, a conclusione dell’incontro tra sindacati e lo stesso ministro Poletti, ha ribadito la necessità di “riconoscere a livello universale il valore sociale ed economico della maternità per tutte le donne che hanno figli, prevedendo una contribuzione figurativa anche per chi, uomo o donna che sia, si dedica al lavoro di cura di un familiare”.

Il solito altisonante bla-bla-bla che, tradotto nella lingua dei comuni mortali, altro non significa che nuove spese a carico del sempre più esausto Pantalone. In merito poi alla questione del blocco dell’innalzamento previsto dell’età pensionabile, che ha infiammato il dibattito estivo, la Furlan si è ovviamente espressa contro, sostenendo che i nostri partner europei più importanti, come Francia e Germania, collocano a riposo i lavoratori ben prima di noi. Il problema è che la signora Furlan omette di ricordare a un popolo sempre più confuso la differenza abissale che ci separa da questi Paesi sul profilo della spesa previdenziale. È ovvio che se l’Italia impiega in questo settore qualcosa come cinque punti di Pil in più rispetto alla media europea, ossia l’equivalente di circa tre manovre economiche, poi non si può pretendere di compiere ulteriori miracoli stile moltiplicazione dei pani e dei pesci. Miracoli i quali, spiace rilevarlo, sono stati ribaditi in questa occasione dalla Lega di Matteo Salvini che, dopo la firma del decreto attuativo per l’anticipo pensionistico volontario da parte del Governo Gentiloni, ha tuonato: “L’Ape è una truffa di Stato ai danni dei pensionati. Aboliremo la legge Fornero!”.

A questo proposito mi permetto di ricordare al leader indiscusso del Carroccio che nel 2016 l’Inps ha speso circa 277 miliardi di euro in pensioni - tralasciando la cospicua componente assistenziale - mentre ha incassato meno di 220 miliardi di euro attraverso i contributi previdenziali. Ciò significa che, Fornero o non Fornero, il sistema delle pensioni si regge grazie a considerevoli iniezioni di quattrini provenienti dalla fiscalità generale. Numeri dalla testa dura i quali ci dicono che ogni ulteriore regalino pubblico di natura previdenziale andrà finanziato attraverso l’aumento delle tasse o dell’indebitamento complessivo dello Stato: tertium non datur.

Aggiornato il 08 settembre 2017 alle ore 19:27