La scalata francese a Mediaset costa a Vivendi 3 miliardi di danni

E battaglia sia. Fininvest e Mediaset non mollano. Vogliono da Vivendi 3 miliardi di euro per non aver rispettato l’accordo dell’aprile 2016 sull’acquisto della pay-tv Mediaset Premium e per la scalata “ostile” al gruppo di Cologno Monzese.

I particolari arrivano dalla relazione semestrale della società del bretone Vincent Bolloré anche se molti aspetti della controversia sono noti ormai da oltre un anno, quando dopo la rottura su Mediaset Premium i francesi, contravvenendo agli accordi, hanno rastrellato azioni Mediaset arrivando al 29,9 per cento contro il tetto massimo del 3,5 per cento. Perché - si domandano gli operatori del settore Parigi - ha voluto mettere per iscritto le richieste della famiglia Berlusconi? Lo scontro è su più fronti e gli italiani non intendono fare la parte delle vittime sacrificali.

L’ultima ingerenza di Vivendi riguarda le operazioni che vedrebbero in campo anche “Canal+” per costituire una società (una joint venture 80 per cento Tim e 20 per centro pay-tv francese) per potere entrare nel gioco dei diritti televisivi per il calcio, che si giocherà in autunno con il nuovo bando d’asta che sta preparando la Federazione Italiana Giuoco Calcio, presieduta da Carlo Tavecchio. Se “Canal+” se la passa malino anche Premium non va meglio dopo aver perduto i diritti per la stagione 2018-21 della Champions League e dell’Europa League, con stallo se non perdita di abbonati. Secondo le versioni ribadite da Pier Silvio Berlusconi “è stata accertata da parte di Vivendi la violazione della legge e quindi tocca a loro trovare una soluzione”, forte anche del parere dell’Agcom che ha imposto al gruppo francese di rimuovere gli ostacoli entro 12 mesi scegliendo quale operazione industriale intraprendere tra Mediaset e Tim.

La pace tra i due gruppi può arrivare allora “solo rispettando gli accordi”. È ancora aperto sul tavolo dell’Agcom il piano francese del “congelamento del 10 per cento dei diritti di voto di Vivendi in Mediaset proposto dai francesi”. Da Parigi si viene ora a sapere che dopo il primo atto depositato nell’agosto del 2016 Pier Silvio amministratore di Mediaset e Marina Berlusconi presidente di Fininvest, oltre che di Mondadori, hanno presentato il 9 giugno 2017 un nuovo atto di citazione nei confronti del gruppo Bolloré quantificando in 2 miliardi il pagamento dei danni e degli interessi per Mediaset e Rti e un miliardo alla holding Fininvest per l’acquisizione (considerata non corretta) di azioni Mediaset nel corso dell’ultimo trimestre 2016 che secondo Cologno Monzese andrebbero rivendute.

Due le accuse precise: violazione della legge italiana sulle telecomunicazioni (Legge Gasparri) e concorrenza sleale. Un groviglio di problemi sui quali sono intervenuti la Consob, l’Antitrust, l’Agcom, la Commissione Ue e la Procura di Milano. E nel capoluogo lombardo, si apprende dalla relazione semestrale, è in corso alla Camera arbitrale un tentativo di mediazione sul patto parasociale che escludeva la possibilità di una scalata dei francesi su Mediaset. Il Biscione è schierato compatto nonostante l’abilità di mediazione di Silvio Berlusconi una volta amico di Bolloré e di Fedele Confalonieri i quali però chiedono che in attesa della cessione dei titoli rastrellati a fine 2016 Vivendi si astenga ad esercitare i diritti sulle azioni Mediaset in portafoglio. Si riparte da zero dall’accordo che prevedeva uno scambio azionario reciproco del 3,5 per cento e il passaggio di Premium sotto le insegne di Vivendi?

C’è un dato oggettivo: la pay-tv ha aperto una voragine nei conti berlusconiani. Il peggior bilancio della storia del Biscione con 294 milioni di perdite, anche se l’azienda conta di tornare in utile già nel 2017, anche grazie alla ripresa della raccolta pubblicitaria (tornata a salire al 2,5 per cento nel primo trimestre di quest’anno). La tv commerciale, quella generalista che ha fatto la fortuna del Biscione, si presenta in buona salute con un giro d’affari Mediaset di circa 3,66 miliardi. Un risultato migliore degli anni d’oro di Cologno Monzese. E ancora per un anno ha i diritti tv sul calcio. Dopo tante carte bollate, riunioni di esperti l’obiettivo di Bolloré è sempre quello di costituire un grande gruppo europeo di media, con baricentro nel Mediterraneo, che possa reggere la sfida dei big americani e prepararsi alle sfide con i cinesi. Il settore delle comunicazioni è in grande movimento anche per lo sviluppo della fibra ultra larga.

Aggiornato il 04 settembre 2017 alle ore 21:08