Padoan: la crescita è duratura, lasciamo un Paese migliore

lunedì 4 settembre 2017


La ripresa è duratura, “ha anche componenti strutturali”. Per consolidarla, però, non servono singole misure, ma una “visione complessiva di Paese”. Il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan chiude il Forum Ambrosetti di Cernobbio, non senza una punta d’orgoglio. “Lo stato dell’economia che la prossima legislatura eredita è sicuramente migliore di quella che questa legislatura ha ereditato dalla precedente - rivendica - Non credo che questo risultato sia solo merito della ripresa della domanda mondiale”. Poco prima, davanti alla platea di investitori e top manager, erano sfilati il candidato premier in pectore di M5s, Luigi Di Maio e il leader della Lega, Matteo Salvini, ognuno con la propria ricetta per arrivare al governo: smart nation da un lato e meno tasse dall’altro.

“Non c’è la bacchetta magica, una singola misura che risolve - ammonisce il ministro e sembra riferirsi proprio a chi lo ha preceduto nel dibattito - Qualcuno dice basta fare così, ma io non ci credo. Servono una serie di misure coerenti tra loro”. Padoan non offre ricette facili. E non solo per i conti pubblici, per i quali sono in arrivo le nuove stime entro il mese, “perché in questi giorni stiamo lavorando alla Legge di Stabilità che arriva tra poco”. La metafora del “sentiero stretto” - che nella platea coglie il plauso in un intervento di Mario Monti - significa che le risorse sono poche e che, anche in un contesto migliorato, vanno fatte scelte, individuate priorità, prevedere un ventaglio di misure interconnesse tra loro. Il lavoro dei giovani “ha una priorità molto alta per il governo”, inizia il ministro. Poi si sta valutando di fare qualcosa in più sugli investimenti pubblici.

Certo c’è chi chiede di più. Come il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia che interviene dalla platea e lo incalza sulle risorse per assumere giovani: 10 miliardi. La partita della ripresa “è di lungo termine, dobbiamo tenere questo ritmo” con “un’attenzione alla questione industriale”, aggiunge poi Boccia. E’ un primo incrocio delle lame per un duello destinato a durare fino alla Legge di Bilancio. Ma appunto, il sentiero è stretto e “non bisogna fare errori”. Ora “c’è una finestra di opportunità” e “se la si perde non si sta fermi ma si va indietro”. Per questo serve una “visione del Paese” che punti ad una “innovazione in senso largo”. La ricetta si presta meno a slogan politici. Meno facile da raccontare in un tweet. Servono quindi investimenti, perché ‘‘senza non c’è innovazione”; regolamentazione nuova, per adeguarsi ai tempi; attenzione al capitale umano con una collaborazione tra scuola, università, ricerca; una finanza che guardi all’economia reale.


di Redazione