Quel muso duro inutile e tardivo

Eppure in campagna elettorale tutti (ma proprio tutti) i radical chic di sinistra e centrosinistra tifavano per Emmanuel Macron. Macron di qua, Macron di là, europeista, garante dell’unità dell’Europa, protettore della libertà, tutore della solidarietà, difensore dai pericolosi nazionalismi. Non si contano gli “articoloni” di prima pagina sulle portaerei dell’informazione nostrana, che osannavano il giovane Emmanuel come testimone della fratellanza europea.

Bene, anzi male, oggi con la più classica delle palinodie  tutti a scrivere il contrario sull’enfant gaté di Amiens.

Insomma, ci voleva il caso Fincantieri per capire che la Francia è nazionalista, protezionista, sovranista e soprattutto che considera l’Italia meno di niente. Infatti, per i radical chic la posizione francese sull’immigrazione, sulla Libia, sul Nord Africa, sui vertici dai quali ci hanno esclusi, non sono bastati per capire. In buona sostanza i “Napolitano’s boy” erano convinti che i sorrisetti denigratori fra Sarkozy e la Merkel fossero legati solo alla “impresentabilità” di Silvio Berlusconi.

Dunque per loro tolto di mezzo il pericolo Cavaliere, la Francia e la Germania sarebbero tornate a essere amorevoli amiche e sorelle dell’Italia. Si è visto, infatti, con quanta solidarietà e vicinanza Hollande e la Ue francofona, in questi anni ci abbiano sostenuti di fronte ai problemi. Eppure come se non fossero stati sufficienti quegli esempi, all’apparire di Macron tutti i cattocomunisti avevano fatto un tifo sperticato per la sua vittoria. Quello per Macron è stato da parte del centrosinistra un sostegno assoluto contro il pericolo di una destra identitaria, egoista, razzista e sovranista. Alla faccia del caciocavallo, avrebbe detto Totò, il caso Fincantieri non è altro che la conferma dell’ipocrisia radical chic e della inconsistenza del Governo italiano nel teatro europeo. La verità è che l’asse franco-tedesco ci sta escludendo da tutto, ci considera marginali, ininfluenti e obbligati a eseguire. Francia e Germania sanno benissimo che l’Italia, in cambio di una continua quanto furba concessione di tolleranze e flessibilità sui conti, sarebbe finita nell’angolo.

Una furbizia, quella franco-tedesca, direttamente proporzionale all’ipocrisia dei nostri governi da Mario Monti in giù, obbligati a sostenere imposizioni e diktat per far finta di contare. Più obbedivamo in cambio di elemosine contabili e più Francia e Germania dettavano legge e si assicuravano vantaggi. È così che siamo arrivati a Macron e a Fincantieri ed è per questo che su immigrazione e sbarchi se ne buggerano, sui grandi accordi commerciali ci escludono, ed è per questo che fanno i vertici e non ci invitano.

Ci tengono al guinzaglio per via del nostro debito, per via delle concessioni che abbiamo chiesto a fini elettorali, per via della fiducia ballerina sui mercati. Ecco perché la voce grossa del ministro Carlo Calenda, seppure suggestiva, purtroppo poco conta e il disappunto non modificherà un tubo di niente. La Francia se ne buggera e se Macron ha fatto quello che ha fatto su Fincantieri, è perché sapeva di poterlo fare col consenso della cancelliera Angela Merkel.

Insomma, ci siamo messi nell’angolo e per uscirne serve un’altra politica, un altro governo, un’altra maggioranza capace, forte, paziente e soprattutto libera. Libera dai condizionamenti, dalle intimidazioni finanziarie, dai patti scriteriati e dalle ipocrisie elettorali. Del resto tra un anno e poco più Mario Draghi lascerà la Banca centrale europea, e arrivare a quel passaggio con la fragilità e la debolezza di oggi può significare la deriva definitiva.

Aggiornato il 10 agosto 2017 alle ore 12:32