Alitalia, Delrio: “Ha potenzialità, ma va venduta intera”

Alitalia non va assolutamente “frazionata e spezzettata”. Solo se viene mantenuta “integra” può avere ancora potenzialità di sviluppo. A poche ore dal termine per le offerte non vincolanti, fissato per domani, il ministro dei trasporti Graziano Delrio torna ad indicare la soluzione preferita dal Governo nella procedura di vendita dell’ex compagnia di bandiera. Ma assicura che nel caso non arrivassero offerte in questo senso, le alternative ci sono, a partire dal prolungamento dell’amministrazione straordinaria, mettendo altro denaro pubblico. È esclusa però la statalizzazione, contro la quale il Governo si è schierato fin dall’inizio.

Potrebbe invece essere preso in considerazione l’ingresso pubblico con una piccola partecipazione, ipotesi già considerata quando si studiò la garanzia di Invitalia. “Ma lavoriamo e tifiamo tutti per la soluzione A: un forte piano industriale, un grande investitore, che creda nello sviluppo del settore e abbia le competenze per farlo”, ha sottolineato Delrio in audizione alle commissioni Trasporti e Attività produttive della Camera, precisando che nella valutazione delle offerte verrà considerata la mole di investimenti, che devono essere una “massa adeguata” per poter stare su un mercato così competitivo.

Analizzando le motivazioni che hanno portato alla crisi della compagnia, il ministro è tornato ad indicare prima di tutto l’“errore nelle strategie aziendali”, che hanno fatto sì che Alitalia non crescesse nonostante l’intero settore fosse in espansione. Poi ci sono alcuni “elementi strutturali” come i costi di approvvigionamento del carburante e i contratti di leasing sugli aerei “molto onerosi”, la flotta non moderna. Il vero nodo non è la riduzione del personale, ma questi elementi uniti al “mancato aumento dei ricavi”, ha chiarito Delrio, ricordando l’errore di essersi concentrati sul domestico anziché sul più remunerativo lungo raggio. Di fronte al rischio esuberi, comunque, il ministro ha assicurato che il Governo metterà comunque in campo “tutti gli strumenti”: ma la speranza resta che il numero di esuberi sia “il minore possibile” anche con l’arrivo del nuovo partner. Un po’ di lavoro di ‘razionalizzazione’ lo stanno già facendo i commissari, che hanno messo a segno una prima fase della stagione “soddisfacente” e con i 600 milioni di fondi del Governo possono proseguire l’attività “con una certa tranquillità”.

Intanto domani si chiude la “fase due”: conclusi i termini per le offerte non vincolanti, i commissari apriranno le buste e sulla base delle proposte arrivate decideranno quale delle tre strade prendere (ristrutturazione, acquisto dell’azienda in blocco o acquisto dei beni e contratti, il cosiddetto ‘spezzatino’); scriveranno quindi un primo programma dell’amministrazione straordinaria che verrà a quel punto approvato dal Mise. Verrà quindi fatto un nuovo bando di gara (che dovrebbe arrivare già a fine luglio), con una data room “rafforzata”, con l’obiettivo di raccogliere le offerte vincolanti entro fine ottobre.

Aggiornato il 20 luglio 2017 alle ore 11:02