Bankitalia e la ripresa che non c’è

La Banca d’Italia racconta balle per salvare se stessa. Ma sbaglia i conti. Perché i conti sono fuori controllo per sua stessa incapacità. L’ultimo rapporto sulle proiezioni di “crescita” è una balla colossale diretta a oscurare volutamente la necessità di cambiamenti sostanziali nel suo modello e nei suoi stipendi. In pratica, ci teniamo migliaia di incapaci o capaci conniventi al sistema sbagliato pagati (da noi) tanto inutilmente quanto profumatamente. Cosa hanno fatto o facevano questi nostri campioni dello stipendio pubblico in Bankitalia quando le banche fallivano una ad una dissipando i soldi di noi risparmiatori? Niente. L’ultima revisione al rialzo della stima di “crescita” del Pil 2017, secondo Bankitalia che oscura, è verso l’1,4 per cento, mentre a inizio anno era non superiore allo 0,8 per cento. La realtà è quella peggiore. Bankitalia “oscura” per far dire al governo mai eletto dagli italiani che le cose vanno bene. Una falsità. Inoltre il nostro Paese è trainato dalla domanda esterna globale e non dagli investimenti né dai consumi interni. Pertanto il miglioramento complessivo non è neanche sulla via, cioè prevedibile perché il mercato interno non va, e soprattutto non è stimolato, cosa che determinerebbe un presupposto possibile di crescita. Non ci sono in vista effetti di sistema, solo incompetenti assisi tronfi sulle poltrone illegittimamente. La verità è che senza modifiche strutturali, a cominciare dal rispetto della democrazia e delle libere elezioni democratiche, insieme a sostanziali modifiche del modello fiscale, taglio drastico della spesa e operazioni patrimonio contro debito, l’Italia prosegue la sua corsa verso il “modello” Grecia, ovvero tutti disoccupati e bistrattati da leader canaglia come la Merkel in Europa. 

Il nuovo Parlamento e nuovo governo eletti dovranno procedere nel senso di garantire almeno un quinquennio con crescita al 3 per cento in modo da assorbire la disoccupazione, tagliando spese e tasse (che al contrario questi del Pd hanno sempre aumentato entrambe). È necessario cambiare il welfare riducendone le spese. E favorire il mercato proiettando liquidità agli investimenti atti a dare crescita. Una sorta di welfare di investimento in cui lo Stato e il mercato camminano a braccetto per la crescita, contro il welfare redistributivo sinistro che ha il suo culmine nella Pubblica amministrazione predatoria e all’assalto delle casse pubbliche. Oggi chi produce è massacrato di tasse per avvantaggiare la Pubblica amministrazione improduttiva. Che tale rimane perché la sinistra tale la mantiene in cambio del voto, quando consente di votare. Ma ha fatto i conti senza l’oste. La situazione si è incancrenita e ora sta per scoppiare. E scoppierà anche in presenza delle balle e frottole, della Banca d’Italia e degli imbrogli della sinistra predatoria contro gli italiani. Diceva Winston Churchill che la verità è incontrovertibile. Il panico può negarla, l’ignoranza se ne può fare beffe, la malizia può distorcerla, ma è comunque là. E là, cioè qui, da noi, rimane e resta.

Aggiornato il 19 luglio 2017 alle ore 09:56