Ecofin apre la strada alle “bad bank” nazionali

Dopo molti dubbi e rinvii, i Paesi dell’Unione europea hanno deciso di affrontare insieme il problema dei crediti deteriorati, una zavorra che pesa sulle banche Ue per mille miliardi di euro, frenando il loro sviluppo e pesando sulla crescita di molti. L’Italia è uno dei più colpiti, perché dopo Grecia, Cipro e Portogallo ha la quantità più elevata di sofferenze. Ancora siamo lontani da una soluzione definitiva, ma l’Ecofin ha fatto il primo passo, approvando un piano d’azione che, tra le altre cose, apre la strada alle bad bank nazionali.

Anche grazie alla pressione del comitato europeo per il rischio sistemico (Esrb), presieduto da Mario Draghi, che ieri ha chiesto con urgenza “più sforzi per ridurre gli Npl”, perché non si devono usare gli attuali impedimenti “come giustificazioni”. “I non-performing loan sono un problema per l’industria bancaria che finora ha avuto soluzioni prevalentemente nazionali”, ha detto il presidente di turno dell’Ecofin, l’estone Toomas Toniste, sottolineando che “dobbiamo liberare queste risorse, rendere i nostri sistemi finanziari più resilienti e prevenire il riemergere del problema in futuro”. Per questo il piano d’azione prevede di agire su più fronti.

L’Ecofin chiede prima di tutto alla Commissione di presentare entro l’estate un’interpretazione dei poteri di vigilanza, per capire che margine c’è per aumentare il controllo sulle politiche di accantonamento delle banche per i crediti deteriorati. È un modo per fare pressione sugli istituti, che dovrebbero essere così spinti a mettere da parte buffer maggiori in caso di necessità. Viene inoltre chiesto alla Commissione di pubblicare, entro fine anno, “i risultati dell’esercizio di valutazione comparata sull’efficienza dei regimi nazionali di insolvenza e di esecuzione sui crediti”, dando “criteri di misurazione comparabili su tempi e costi di recupero”. Un modo questa volta di mettere pressione sugli Stati, che potrebbero vedersi delle raccomandazioni ad hoc sui propri regimi.

La Commissione dovrà anche farsi carico di elaborare, entro l’estate 2018, un approccio europeo per promuovere lo sviluppo dei mercati secondari per le sofferenze. Infine, si comincia a lavorare all’idea delle bad bank nazionali: entro la fine dell’anno la Commissione dovrà elaborare uno schema orientativo per l’eventuale creazione di società di gestione degli asset, ovvero cioè “un meccanismo comune per bad bank a livello nazionale”, ha spiegato il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan. Secondo il quale le bad bank “devono essere utilizzate su base volontaria dalle banche”. Il ministro ha anche spiegato che non è in discussione l’idea di fissare il prezzo degli npl, ma “c’è enfasi sulla creazione di meccanismi di mercato che permettano di identificare il vero valore di scambio di queste sofferenze in modo che escano dal mercato e alleggeriscano i bilanci”. Le bad bank nazionali sono sostenute anche dalla Bce. L’Italia aveva lavorato nel 2015 ad una simile soluzione, che fu poi bocciata dall’Europa. Fu quindi varato nel 2016 lo strumento del Gacs, dopo un lungo negoziato con l’Ue.

Aggiornato il 12 luglio 2017 alle ore 15:20